"La battaglia di Canne fu la più grande battaglia della seconda guerra punica, combattuta tra Romani e Cartaginesi. Si svolse il 2 Agosto del 216 a.c. con la partecipazione di circa 80.000 Romani, suddivisi in 16 legioni di cui 8 di soldati romani e altre 8 di soldati alleati. Il luogo della battaglia è controverso: sebbene la gran parte degli storici lo identifichino con Canne nell'attuale agro della città di Barletta, nei pressi del fiume Ofanto, alcuni studiosi, di cui Antonio Fratangelo è il massimo rappresentante, - sulla base dei documenti storici e dei rilevamenti archeologici - sostengono sia da identificarsi più a nord, sulla riva destra del fiume Fortore (in questo caso gli eventi si sarebbero svolti al confine tra le attuali Puglia e Molise, con la battaglia decisiva sulla sponda pugliese)". Wikipedia.
Vi sono anche altre ipotesi.
Nel Novembre del 1989 la rivista Airone pubblicò un interessante articolo sul tema, intitolato: "Nella Puglia di Annibale - Un giallo della storia" a cura di Nicoletta Salvatori. L'autrice era arrivata a Foggia per saperne di più sul medico condotto di Castelluccio Valmaggiore, Mario Izzo che da 32 anni si dedicava alla ricerca di reperti archeologici in quel territorio.
Io stesso incuriosito dall'articolo di Airone, mi recai A Castelluccio Valmaggiore per saperne di più, fui ricevuto da Izzo a casa sua e poi portato a vedere alcuni dei posti indicati in queste pagine e posso testimoniare questo racconto di persona.
Castelluccio Valmaggiore
"Capelli ormai bianchi che contrastano con le spesse sopracciglia scure alla Breznev - continua l'autrice - Mario Izzo porta con disinvoltura i suoi 66 anni... e gioca con me come il gatto con il topo intrappolandomi nei labirinti di una erudizione che solo un autodidatta può costruirsi..con la smania di raccontare tutto subito, di convincere, di sorprendere che, gli fa ingarbugliare il discorso, confondere presente e passato, fatti e conclusioni".
"Fu verso la fine degli anni settanta - racconta Izzo - che cominciai a chiedermi il perché di quei frammenti di antichi manufatti che le arature portano alla luce. La storia la sapevo bene, Livio e Polibio li avevo letti a scuola. Avevo inoltre studiato le carte dell'Istituto geografico militare relative alla zona attorno a Castelluccio Valmaggiore ed ecco che davanti ai miei occhi, i nomi rifacevano da soli la storia: Lago di sangue, Campo romano, fontana Varrone (Caio Terenzio Varrone era console durante la battaglia di Canne), contrada Servigliuccio (Servilio era proconsole e comandava una parte delle forze in campo). Tre toponimi in particolare attirarono la curiosità di Izzo: contrada Vetruscelle, Secelline e Vescelline, ritrovate nel passo di Tito Livio nel libro XXIII, capitolo 37: ".. tre castelli (oppida) che si erano ribellati al popolo romano alleandosi con Annibale, Vercellio, Vescellio e Sicilino, furono ripresi con la forza da Marco Valerio... Per non parlare di "Canale delle canne" e contrada Canne e sulle rive del Celone le canne non sono mai mancate. Il Celone è poco più di un torrente ma la sua valle, spazzata dal vento, è ricca di fonti perenni capaci di dissetare un esercito. Io allora non pensavo a Canne - continua Izzo - piuttosto credevo di aver trovato l'antica Geronio dove il generale cartaginese attingeva alle riserve di grano".
"I libri di storia - riprende l'autrice dell'articolo - ci dicono che Geronio si trova presso Larino, a Casacalenda dove un vecchio toponimo parla di Piano Gerione, ma nessuno scavo lo comprova.
A riscrivere l'avventura pugliese di Annibale sono stati gli storici che hanno analizzato le fonti, discusso sui rimandi semantici di ogni parola di Livio, scomodato secoli di filologia greca per scoprire quel che Polibio non ha scritto".
E quì è la parte del'articolo che allora mi aveva colpito di più.
Continua l'autrice: "...ma nessun archeologo ha scalzato anche una sola zolla da quando nel 1939 fu scoperto presso l'attuale Canne della Battaglia, un sepolcreto che, le esigenze di finta romanità del regime fascista, indussero a ritenere annibalico e che nel 1960 fu dichiarato indiscutibilmente medioevale come la cittadella che lo sovrasta".
Ho così personalmente indagato e scoperto un documento della seduta del Consiglio Direttivo del 10 Febbraio 1940 convocato nei locali della R. Deputazione, presenti vari commissari, consiglieri e deputati, informava "dell'approvazione da parte della Giunta Centrale Studi Storici, del piano di lavoro...". Alle pagine 82 e 84 è scritto:" L'Anno XVII quarto di sua vita è stato uno dei più fecondi di lavoro della nostra R. Deputazione... Occorre inoltre ricordare la pubblicazione delle nostre due riviste - Iapigia - e - Rinascita salentina. La prima ha edito quattro fascicoli... ma soprattutto, quasi un intero fascicolo si è ritenuto dedicare alla monografia, di eccezionale importanza, redatta dal nostro Prof. Gervasio sugli scavi di Canne. Tutti noi abbiamo seguito e appreso con il massimo entusiasmo le belle fatiche del Gervasio e dell'On. D'addabbo animatore dell'Ente Fascista per i monumenti di Terra di Bari, fatiche che hanno portato alla brillante scoperta del seplocreto e alla definitiva ricostruzione della celeberrima battaglia di Canne, dopo secoli di dubbi e polemiche.
Scrive a questo proposito anche Valerio Riva che si era occupato della storia di cui trattiamo: "(...) vado a Bari a parlare con il professor Lavermicocca cui è affidato l'Antiquarium di Canne. Ho una prima sorpresa, perché non è un archeologo romanista ma medioevalista. Come mai? Perché, lui mi spiega gli unici scavi che conviene fare a Canne riguardano la cittadella medioevale... del resto, in tutte le tombe che sono state studiate da cinqunt'anni a questa parte, non si sono trovati resti del III secolo a.c. Ma allora? Che a Canne si sia svolta la battaglia tra romani e cartaginesi, lo attesta una tradizione all'incirca di origine medioevale e gli unici che non hanno potuto provarlo sono stati gli archeologi. Cinquant'anni fa un grande archeologo, il Gervasio, ci provò e aprì una serie di tombe sulla collina esaminò i resti umani e... ebbe subito molti dubbi sulla verità ma, era l'era fascista, il regime era ossessionato dal fantasma delle guerre annibaliche... E Gervasio pur con tutti i suoi dubbi si lasciò influenzare. Riconobbe in quel sepolcreto le tombe degli eroi di Canne. Così il regime fece fare perfino una stazione ferroviaria lungo la linea che collegava Barletta a Spinazzola. Poi venne la guerra, cadde il fascismo... Ma allora fu tutto un inganno?
Mi impressionarono anche le parole di Marina Mazzei, allora archeologa responsabile della soprintendenza di Foggia che intervistata dalla Nicoletta Salvatori, così si esprimeva sulla storia di Izzo: "E' roba vecchia", riporto la frase così come scritta su Airone. " Con involontaria ironia Marina Mazzei liquida il caso Izzo... I ritrovamenti risalgono agli anni settanta . Il dottor Izzo, ufficiale sanitario di Castelluccio, trovò alcuni cocci tra i campi. Probabilmente il mio predecessore giudicò la cosa di poca importanza, un sito non più interessante di tanti altri e, non fece nulla. Per quanto mi riguarda non me ne sono occupata nè intendo occuparmene".
In realtà, la rivista pubblica anche una lettera dell'Università di Berna, a cura del dottor Glowatzki, nella quale l'anatomopatologo e la moglie Marie Louise Mullis, antropologa, documentano con il Carbonio 14 che "le ossa umane rinvenute (lungo il Celone) risalgono al periodo entro 210 e 230 a.c.". Di questa lettera datata 21.10.1970 dispongo personalmente di una copia che mi fu lasciata direttamente da Izzo.
Si diedero invece molto da fare a Barletta con convegni, manifestazioni, filmati documentativi, emissioni filateliche e libri che sostenessero la verità storica l'attuale sito di Canne della Battaglia.
Quando anche Nicoletta Salvatori, così come Riva, si portò al parco archeologico di Canne della battaglia, per incontrare Nino Lavermicocca, ispettore della soprintendenza di Bari e archeologo medioevalista, riferendosi a Izzo, tagliava corto: "E' solo un incompetente, non vale la pena perderci tempo, e poi qualcuno mi ha detto che i suoi famosi reperti non sarebbero che molle di materasso arruginite dal tempo".
E, quando Lavermicocca parlava soprattutto della sua Canne, l'articolista scriveva: "Ma Annibale, 70.000 morti, gli accampamenti sulle rive dell'Ofanto? Prove non ce ne sono. A suffragio della più famosa disfatta romana restano un giavellotto e qualche ghianda da fionda, una spada e un elmo di provenienza non certa. E i morti in battaglia? Basterebbe soltanto trovare un di quesi sepolcreti e non ci sarebbero più dubbi. Gli ricordiamo i crani e le tombe scoperte da Izzo.. senza neppure scavare nella valle del Celone. Qualcuno è andato a vedere?".
Perché ce ne siamo occupati?
La provincia di Foggia è sempre stata molto estesa, più dell'attuale ma, negli anni, abbiamo perduto territorio a favore di alcune limitrofe e, con l'ultima di Barletta, l'intera foce dell'Ofanto. Almeno, non smarriamo la nostra storia, cosìcché, ovunque si sia combattuta la battaglia di Canne nella II Guerra Punica, sull'Ofanto o sul Fortore, comunque sarà stato in un territorio che era il nostro, da secoli (Canosa è una città di fondazione dauna). Il passato ci consente infatti di formulare meglio le domande sul nostro futuro e, per formulare queste domande, sentiamo la necessità di “pensieri lunghi”, non di “pensieri corti” appiattiti sul presente.
La storia continua...
Veramente molto interessante, lo abbiamo rilanciato, citandovi e reindirizzando qui. Grazie
RispondiEliminahttp://www.vieverdi.org/tempo/ruderiGerioene.html
e
http://www.vieverdi.org/start_temporale.html