Post in evidenza

FOGGIA CITTA' POLICENTRICA E INTERMODALE HA TUTTO: FERROVIE, STRADE, AUTOSTRADE E, AEROPORTO

                  Foggia vista dall’alto. FOGGIA, CITTA’ INTERMEDIA CHE RISCHIA L’ISOLAMENTO "Le periferie delle città cont...

sabato 29 agosto 2009

Canne della battaglia: nel 1939 furono le esigenze di romanità del fascismo a ritenere annibalico l'attuale sito ofantino.

"La battaglia di Canne fu la più grande battaglia della seconda guerra punica, combattuta tra Romani e Cartaginesi. Si svolse il 2 Agosto del 216 a.c. con la partecipazione di circa 80.000 Romani, suddivisi in 16 legioni di cui 8 di soldati romani e altre 8 di soldati alleati.


Il luogo della battaglia è controverso: sebbene la gran parte degli storici lo identifichino con Canne nell'attuale agro della città di Barletta, nei pressi del fiume Ofanto, alcuni studiosi, di cui Antonio Fratangelo è il massimo rappresentante, - sulla base dei documenti storici e dei rilevamenti archeologici - sostengono sia da identificarsi più a nord, sulla riva destra del fiume Fortore (in questo caso gli eventi si sarebbero svolti al confine tra le attuali Puglia e Molise, con la battaglia decisiva sulla sponda pugliese)". Wikipedia.
Vi sono anche altre ipotesi.

Nel Novembre del 1989 la rivista Airone pubblicò un interessante articolo sul tema, intitolato: "Nella Puglia di Annibale - Un giallo della storia" a cura di Nicoletta Salvatori. L'autrice era arrivata a Foggia per saperne di più sul medico condotto di Castelluccio Valmaggiore, Mario Izzo che da 32 anni si dedicava alla ricerca di reperti archeologici in quel territorio.

Io stesso incuriosito dall'articolo di Airone, mi recai A Castelluccio Valmaggiore per saperne di più, fui ricevuto da Izzo a casa sua e poi portato a vedere alcuni dei posti indicati in queste pagine e posso testimoniare questo racconto di persona.



Castelluccio Valmaggiore

"Capelli ormai bianchi che contrastano con le spesse sopracciglia scure alla Breznev - continua l'autrice - Mario Izzo porta con disinvoltura i suoi 66 anni... e gioca con me come il gatto con il topo intrappolandomi nei labirinti di una erudizione che solo un autodidatta può costruirsi..con la smania di raccontare tutto subito, di convincere, di sorprendere che, gli fa ingarbugliare il discorso, confondere presente e passato, fatti e conclusioni".

"Fu verso la fine degli anni settanta - racconta Izzo - che cominciai a chiedermi il perché di quei frammenti di antichi manufatti che le arature portano alla luce. La storia la sapevo bene, Livio e Polibio li avevo letti a scuola. Avevo inoltre studiato le carte dell'Istituto geografico militare relative alla zona attorno a Castelluccio Valmaggiore ed ecco che davanti ai miei occhi, i nomi rifacevano da soli la storia: Lago di sangue, Campo romano, fontana Varrone (Caio Terenzio Varrone era console durante la battaglia di Canne), contrada Servigliuccio (Servilio era proconsole e comandava una parte delle forze in campo). Tre toponimi in particolare attirarono la curiosità di Izzo: contrada Vetruscelle, Secelline e Vescelline, ritrovate nel passo di Tito Livio nel libro XXIII, capitolo 37: ".. tre castelli (oppida) che si erano ribellati al popolo romano alleandosi con Annibale, Vercellio, Vescellio e Sicilino, furono ripresi con la forza da Marco Valerio... Per non parlare di "Canale delle canne" e contrada Canne e sulle rive del Celone le canne non sono mai mancate. Il Celone è poco più di un torrente ma la sua valle, spazzata dal vento, è ricca di fonti perenni capaci di dissetare un esercito. Io allora non pensavo a Canne - continua Izzo - piuttosto credevo di aver trovato l'antica Geronio dove il generale cartaginese attingeva alle riserve di grano".




"I libri di storia - riprende l'autrice dell'articolo - ci dicono che Geronio si trova presso Larino, a Casacalenda dove un vecchio toponimo parla di Piano Gerione, ma nessuno scavo lo comprova.

A riscrivere l'avventura pugliese di Annibale sono stati gli storici che hanno analizzato le fonti, discusso sui rimandi semantici di ogni parola di Livio, scomodato secoli di filologia greca per scoprire quel che Polibio non ha scritto".

E quì è la parte del'articolo che allora mi aveva colpito di più.

Continua l'autrice: "...ma nessun archeologo ha scalzato anche una sola zolla da quando nel 1939 fu scoperto presso l'attuale Canne della Battaglia, un sepolcreto che, le esigenze di finta romanità del regime fascista, indussero a ritenere annibalico e che nel 1960 fu dichiarato indiscutibilmente medioevale come la cittadella che lo sovrasta".

Ho così personalmente indagato e scoperto un documento della seduta del Consiglio Direttivo del 10 Febbraio 1940 convocato nei locali della R. Deputazione, presenti vari commissari, consiglieri e deputati, informava "dell'approvazione da parte della Giunta Centrale Studi Storici, del piano di lavoro...". Alle pagine 82 e 84 è scritto:" L'Anno XVII quarto di sua vita è stato uno dei più fecondi di lavoro della nostra R. Deputazione... Occorre inoltre ricordare la pubblicazione delle nostre due riviste - Iapigia - e - Rinascita salentina. La prima ha edito quattro fascicoli... ma soprattutto, quasi un intero fascicolo si è ritenuto dedicare alla monografia, di eccezionale importanza, redatta dal nostro Prof. Gervasio sugli scavi di Canne. Tutti noi abbiamo seguito e appreso con il massimo entusiasmo le belle fatiche del Gervasio e dell'On. D'addabbo animatore dell'Ente Fascista per i monumenti di Terra di Bari, fatiche che hanno portato alla brillante scoperta del seplocreto e alla definitiva ricostruzione della celeberrima battaglia di Canne, dopo secoli di dubbi e polemiche.

Scrive a questo proposito anche Valerio Riva che si era occupato della storia di cui trattiamo: "(...) vado a Bari a parlare con il professor Lavermicocca cui è affidato l'Antiquarium di Canne. Ho una prima sorpresa, perché non è un archeologo romanista ma medioevalista. Come mai? Perché, lui mi spiega gli unici scavi che conviene fare a Canne riguardano la cittadella medioevale... del resto, in tutte le tombe che sono state studiate da cinqunt'anni a questa parte, non si sono trovati resti del III secolo a.c. Ma allora? Che a Canne si sia svolta la battaglia tra romani e cartaginesi, lo attesta una tradizione all'incirca di origine medioevale e gli unici che non hanno potuto provarlo sono stati gli archeologi. Cinquant'anni fa un grande archeologo, il Gervasio, ci provò e aprì una serie di tombe sulla collina esaminò i resti umani e... ebbe subito molti dubbi sulla verità ma, era l'era fascista, il regime era ossessionato dal fantasma delle guerre annibaliche... E Gervasio pur con tutti i suoi dubbi si lasciò influenzare. Riconobbe in quel sepolcreto le tombe degli eroi di Canne. Così il regime fece fare perfino una stazione ferroviaria lungo la linea che collegava Barletta a Spinazzola. Poi venne la guerra, cadde il fascismo... Ma allora fu tutto un inganno?

Mi impressionarono anche le parole di Marina Mazzei, allora archeologa responsabile della soprintendenza di Foggia che intervistata dalla Nicoletta Salvatori, così si esprimeva sulla storia di Izzo: "E' roba vecchia", riporto la frase così come scritta su Airone. " Con involontaria ironia Marina Mazzei liquida il caso Izzo... I ritrovamenti risalgono agli anni settanta . Il dottor Izzo, ufficiale sanitario di Castelluccio, trovò alcuni cocci tra i campi. Probabilmente il mio predecessore giudicò la cosa di poca importanza, un sito non più interessante di tanti altri e, non fece nulla. Per quanto mi riguarda non me ne sono occupata nè intendo occuparmene".

In realtà, la rivista pubblica anche una lettera dell'Università di Berna, a cura del dottor Glowatzki, nella quale l'anatomopatologo e la moglie Marie Louise Mullis, antropologa, documentano con il Carbonio 14 che "le ossa umane rinvenute (lungo il Celone) risalgono al periodo entro 210 e 230 a.c.". Di questa lettera datata 21.10.1970 dispongo personalmente di una copia che mi fu lasciata direttamente da Izzo.

Si diedero invece molto da fare a Barletta con convegni, manifestazioni, filmati documentativi, emissioni filateliche e libri che sostenessero la verità storica l'attuale sito di Canne della Battaglia.

Quando anche Nicoletta Salvatori, così come Riva, si portò al parco archeologico di Canne della battaglia, per incontrare Nino Lavermicocca, ispettore della soprintendenza di Bari e archeologo medioevalista, riferendosi a Izzo, tagliava corto: "E' solo un incompetente, non vale la pena perderci tempo, e poi qualcuno mi ha detto che i suoi famosi reperti non sarebbero che molle di materasso arruginite dal tempo".

E, quando Lavermicocca parlava soprattutto della sua Canne, l'articolista scriveva: "Ma Annibale, 70.000 morti, gli accampamenti sulle rive dell'Ofanto? Prove non ce ne sono. A suffragio della più famosa disfatta romana restano un giavellotto e qualche ghianda da fionda, una spada e un elmo di provenienza non certa. E i morti in battaglia? Basterebbe soltanto trovare un di quesi sepolcreti e non ci sarebbero più dubbi. Gli ricordiamo i crani e le tombe scoperte da Izzo.. senza neppure scavare nella valle del Celone. Qualcuno è andato a vedere?".

Perché ce ne siamo occupati?

La provincia di Foggia è sempre stata molto estesa, più dell'attuale ma, negli anni, abbiamo perduto territorio a favore di alcune limitrofe e, con l'ultima di Barletta, l'intera foce dell'Ofanto. Almeno, non smarriamo la nostra storia, cosìcché, ovunque si sia combattuta la battaglia di Canne nella II Guerra Punica, sull'Ofanto o sul Fortore, comunque sarà stato in un territorio che era il nostro, da secoli (Canosa è una città di fondazione dauna). Il passato ci consente infatti di formulare meglio le domande sul nostro futuro e, per formulare queste domande, sentiamo la necessità di “pensieri lunghi”, non di “pensieri corti” appiattiti sul presente.

La storia continua...

domenica 23 agosto 2009

Un monumento al Gen. Rotundi nei giardini di Piazza Puglia


"Francesco Rotundi (Foggia, 10 Luglio 1885 - Roma, 25 Ottobre 1945) è stato un ufficiale italiano, Tenente Generale della Marina Italiana, universalmente conosciuto come il progettista della più bella nave del mondo, la "Amerigo Vespucci", varata a Castellamare di Stabia il 22 Febbraio 1931.
Nave scuola Amerigo Vespucci, progettata dall' ing. francesco Rotundi e costruita nei cantieri navali di Castellamare di Stabia nel 1931, su modello della ex ammiraglia della Real marina del regno delle due sicilie " il monarca".

Rotundi ha al suo attivo anche i progetti di altre navi che hanno solcato i mari difendendo la patria nel corso del primo e secondo conflitto mondiale: La "Andrea Doria", la "Cristoforo Colombo", la "Caio Duilio", solo per citarne alcune tra le più conosciute e gloriose.

La nave da battaglia "S. Giorgio" fu la prima unità cui Rotundi diresse l'opera di recupero dopo che era rimasta incagliata nello Stretto di Messina. Questa nave, successivamente trasformata in incrociatore antiaereo, allo scoppio della II guerra mondiale venne posta a difesa del porto di Tobruk dove, il 28 Giugno 1940, fu protagonista di un evento destinato a lasciare il segno nella storia della guerra in Nord Africa, quando per una tragica fatalità le sue artiglierie abbatterono l'aereo pilotato da Italo Balbo, allora governartore della Libia.

Rotundi morì a Roma a soli sessant'anni. Il suo corpo fu traslato a Foggia, dove tuttora è situato nella zona monumentale del cimitero.

Un busto del Gen. Rotundi trovasi nella Villa Comunale di Foggia".
http://wapedia.mobi/it/Francesco_Rotundi

Il 1° novembre 1955 nella villa comunale ebbe luogo lo scoprimento del busto eretto in onore del compianto concittadino. In quella circostanza il sindaco di Foggia, avv. Giuseppe Pepe, presidente del Comitato pro-onoranze a Francesco Rotundi pronunciò un elevato discorso nel quale, dopo aver esaltato la vita e le tappe più significative dell'intenso cammino percorso dal Generale Rotundi concluse dicendo:

"Foggia non poteva non rendere gloria ad un figlio del quale avrà sempre l'onore di gloriarsi che tanto bene meritò dalla scienza e dalla patria, gloria a lui che ha lasciato un nome ed un esempio. Possa questo busto,che l'amore e l'orgoglio dei suoi concittadini hanno voluto erigere qui in mezzo a questa aiuola che verdeggia e chi si trasformerà feconda ai baci del nostro sole rovente eternare la memoria - così come già immortalata attraverso il Nuovissimo Melzi - e possa la sua vita ispirare altre vite e possa quello sguardo illuminare sempre gli animi degli italiani tutti e dei giovani in specie e ravvivare la fede nella patria e nella nostra gloriosa marina".

A distanza di tanti anni, noi riteniamo che sia giunto il momento di celebrare più degnamente questo nostro illustre cittadino, dedicandogli un monumento, testimonianza concreta e durevole a suo ricordo, di ben altre dimensioni (ad esempio quelle di Vincenzo Lanza) ed una sua nuova collocazione in Via Gen. Rotundi, accanto all'ITIS Saverio Altamura.

Nel nostro progetto, la via Gen. Rotundi arriverebbe fino a Viale Di Vittorio inglobando così i giardini che risulterebbero ampliati e indirizzati sulla Via Gen. Rotundi. Piazza Puglia sarebbe invece limitata soltanto allo slargo sul lato opposto.
La scelta della collocazione del monumento deriva dalla presenza della omonima strada e da quella dell'istituto scolastico più antico e prestigioso della città, l'ITIS Saverio Altamura (di fine '800).

Nel ridisegnare i giardini che sarebbero ribassati a livello del marciapiedi, il Comune potrebbe cedere all'Ispettorato del Lavoro o all'ITIS l'area macchiata di giallo, per la costruzione di un nuovo padiglione che occupandone lo spazio, fornirebbe un più degno prospetto posteriore ed eviterebbe le cattive frequentazioni nella parte attualmente nascosta dalla strada.

Dopo aver provveduto a spiantare gli alberi esistenti, non ricollocabili nel nuovo disegno dell'area, al centro di essa, con orientamento principale su Viale Di Vittorio perché di maggior passaggio, collocheremmo il nuovo monumento con statua di 3 mt. e basamento di 2 mt. con una lapide in bronzo entro una vasca con acqua. Il basamento potrebbe rappresentare la forma della prua del Vespucci e ai quattro angoli potrebbero essere poste delle ancore.

La nostra idea di base è che è meglio pavimentare elegantemente con poche ma belle piante piuttosto che crerare aiuole che nel tempo, su spazi ridotti sarebbero difficili da manotenere e perciò trascurate. Nella nostra visione della città è previsto anche un nuovo modello di comportamenti del cittadino ed una presenza diffusa della Polizia Municipale rifondata (vedi altro post pubblicato).

Sarebbero eliminati tutti i pini esistenti dal fronte del palazzo dell'Ispettorato del Lavoro fino a quello dell'Istituto Saverio Altamura che, verrebbero così integrati nel ridisegno complessivo dell'area mentre, sarebbero rimessi a dimora nuovi alberi in linea con il progetto che si vorrebbe realizzare, rispettando le simmetrie delle facciate degli edifici interessati.

Per il progetto, l'uso dei materiali e dei colori, sarebbe indetto un concorso di idee svincolato da qualsiasi logica clientelare. Gli architetti, gli scultori e le imprese che riterranno di poter concorrere, sarebbero sicure che nulla sarebbe predeterminato politicamente.

Con questa opera, l'intera città si avvantaggerebbe in bellezza complessiva estendendo le aree della sua storia che va da inizio Ottocento ai primi decenni del Novecento: dalla Villa Comunale a Piazza Italia con la sede del nuovo museo e da questa, passando per Via A. Volta, alla Via Gen. F. Rotundi, congiungendo l'ippodromo per tornare a Piazza Covour dalla Via Galliani o attraverso i giardini. Un bellissimo itinerario ricco di giardini, piazze, fontane e monumenti.

Per quanto riguarda i costi...

A Milano fanno così: "Partono i cantieri per dieci monumenti cittadini da restaurare in due anni a costo zero per il Comune, grazie alla raccolta pubblicitaria sui teloni dei cantieri ed a circa 80 restauratori neodiplomati delle scuole di restauro nazionali.
I dieci monumenti prescelti verranno rimessi a nuovo in due anni, ma l'obiettivo finale dell'amministrazione milanese è il recupero di tutte le 34 opere d'arte che il Comune ha riconosciuto bisognose di intervento. L'adesione al "Progetto monumenti d'Italia", basato su una convenzione quadro tra il ministero dei Beni Culturali e la società Impredcost, prevede in generale il restauro di monumenti a costo zero per le amministrazioni comunali, dal momento che i lavori sono infatti a carico delle società che, in cambio, possono far installare teloni pubblicitari sui cantieri.
I progetti e gli interventi saranno realizzati con la collaborazione tecnica delle due scuole di alta formazione di restauro del Ministero (l'Istituto Centrale del Restauro di Roma e l'Opificio delle Pietre Dure di Firenze), che si impegneranno ad inserire nei lavori almeno 80 neo-diplomati. Tra le proposte dell'assessore Cadeo, anche quella di riportare in vigore una legge del 1942 voluta dal ministro Bottai, che propone, per la realizzazione di ogni opera pubblica, la previsione dello scorporo del 2% dell'investimento da destinare a opere d'arte per abbellire spazi di uso pubblico".

Insomma, volendo le idee ci sono e basterebbe avere intenzioni serie ed operare con la necessaria concretezza.

Il piccolo monumento attualmente posto nella Villa Comunale, opera dello scultore Celestino Petrone, potrebbe rimanere dov'è attualmente oppure trovare nuova collocazione nel Museo di Foggia.

A proposito di Museo...

Pensiamo che esso dovrebbe trovare una nuova sitemazione all'interno dell'attuale Caserma Miale in Piazza Italia, insieme magari all'Archivio di Stato. Avremmo così finalmente un museo con ampio cortile interno, dove sedersi a bere un buon caffè e discutere di arte e cultura. Nel cortile potrebbero trovare anche collocazione dei busti come quello di Rotundi, un pò come è avvenuto per le sculture poste in quello di Palazzo Dogana.

A proposito dell'Università, di cui si vocifera l'interessamento sullo stesso edificio, dovrebbe essere invitata, disponendo di propri bilanci, a investire in nuove costruzioni in epoca nella parte storica della città, piuttosto che rilevare quelli antichi già esistenti, contribuendo così al suo recupero architettonico. Ma di questo scriveremo in un altro momento.

venerdì 21 agosto 2009

L'inceneritore da Manfredonia a Borgo Tressanti ma non ci va da solo...

Campo:
a. il campo in agricoltura: porzione di terreno destinata a determinate colture;
b. il campo in poesia:
"...Un campo fiorito con gli alberi, verdigli uccelli volanti e i frutti acerbi...".
c. nella terminologia militare:
- campo di Marte è il nome della piazza d'armi in diverse citta d'Italia;
- "io vidi già cavalier muover campo" diceva Dante;
- "..o affrontar a lancia e spada il Barbarossa in campo" sciveva Carducci.

Dunque il campo non è solo lavoro e poesia ma anche strategia di guerra.

E strategia militar politica appare quella del posizionamento del nuovo inceneritore (cerchio rosso in campo bianco):
° 12 Km da Foggia (9 fino a Borgo Mezzanone, più tre);
° 10 Km Orta Nova;
° 8 Km da Carapelle
° 18 Km da Cerignola;
e ben 29 Km da Manfredonia tra Borgo Mezzanone (quadrato giallo) e Borgo Tressanti (quadrato blu)


Nota: misurate con Google Earth.

La notizia.
(...) Ora il presidente di Confindustria può costruire col denaro pubblico l’inceneritore di rifiuti a Borgo Tressanti. Questa tranquilla borgata della Capitanata, dove vivono e lavorano 1.500 persone... in uno stupendo scenario agricolo dominato da coltivazioni di cereali, vigneti, frutteti e coltivazioni di ortaggi che rendono la zona una delle più rinomate della Puglia. Questo paradiso agricolo è in pericolo di vita".

(...) Ad imporre l’inceneritore fu il comune di Manfredonia che invece di “piazzarlo” nella sua vasta zona industriale, decise di istallarlo ai limiti del proprio confine, quasi 30 chilometri lontano dalla sua città, proprio ai confini del territorio di Cerignola. Infatti il sito è situato in contrada Paglia a 3 chilometri da Borgo Mezzanone (piccola frazione di Manfredonia) e 5 chilometri dal centro di Borgo Tressanti. Correva il 19 maggio del 2003".

Furbi: si dice di persone che giocano d'astuzia.
Furenti: si dice di persone sopraffatte dall'odio quando si accorgono di essere state soggiogate dai furbi.

Contratto d'area di Manfredonia: (...) dalle aree di crisi dei grandi comparti di base, dalla siderurgia alla chimica..., ai contratti d'area. Le aree di crisi possono coincidere con le aree depresse. In queste aree lo sviluppo non potrà più aversi per partenogenesi dalle vecchie matrici industriali... Potrà venire soltanto dalla combinazione fra lo sforzo di autopromozione da parte del territorio e un intervento mirato dello Stato e della Unione Europea.

Si tratta nel complesso di circa 80 iniziative per un investimento di oltre 1.200 miliardi di lire e nuova occupazione superiore alle 3.000 unità.

Il Contratto per l'area di Manfredonia, che riguarda i comuni di Manfredonia, Mattinata e Monte S. Angelo, è stato avviato il 31 luglio 1997.

Campo: Responsabile Unico del Contratto d'area di Manfredonia nonché sindaco.

Tutte le imprese del Contratto d'Area, sorgono nei comuni di Monte Sant'Angelo e Manfredonia e il personale impiegato nelle attività è all'80% residente in quei due comuni.

Per il nuovo inceneritore invece, il comune di Manfredonia, ha scelto una collocazione strategica: Borgo Trassanti.

Territorio comunale di Manfredonia: non è un campo ma un'area estesa intorno al comune che confina con altri territori di competenza di altri comuni.




Il territorio del comune di Manfredonia confina con quelli di Foggia, Cerignola, Monte Sant'Angelo per citare i principali.

Ora, se l'inceneritore si fa con i soldi del Contratto d'area di Manfredonia, perché come le altre imprese, non sorge nei pressi di Manfredonia e Monte Sant'Angelo?

Quando infatti un'azienda opera sul mercato, versa imposte e tasse locali come:
° IRAP, IRPEF, ICI
e inoltre, crea nuova occupazione:
° aprono nuove attività commerciali sottoposte a TOSAP: è una tassa dovuta da chiunque voglia occupare il suolo o aree pubbliche, spazi di proprietà del demanio o al patrimonio indisponibile del Comune;
° gli occupati contribuiscono alla ricchezza comunale versando l'IRPEF sul reddito;
° acquistano inoltre una nuova casa contraendo dei mutui e pagando tasse sui servizi di raccolta della nettezza urbana sulla quale il comune di Manfredonia incassa la TARSU (tariffa prevista per l'igiene ambientale) ma smaltirebbe i rifiuti a Borgo Trassanti vicino a Foggia.

I comuni hanno pertanto l'interesse a mantenere le imprese sul proprio territorio, a meno che, non si ritenga che queste aziende inquinino e allora, astutamente le si sposta al confine con gli altri territori che, conformati in modo irregolare, consentono perfino di mantenere quelle imprese a maggior distanza dalla propria città e maggiormente vicino a quello di altri comuni, senza alcuna irregolarità sul piano legale. In tal modo, si incassano i benefici e si decentra l'inquinamento.

Avete in mente quello che accade con le pale eoliche che circondano Foggia? Ecco, è uguale.
I comuni limitrofi come Troia incassano e noi foggiani ci teniamo l'inquinamento paesaggistico. Per questo siamo "Capitale", no?

Occorrono perciò nuove regole contro i furbi
1. Le attività inquinanti (inceneritori, parchi eolici anche se producono un diverso inquinamento) decise in un ambito territoriale, non possono essere ubicate ad una distanza superiore alla metà di quella che intercorre dal centro urbano competente all'altro confinante. Tale distanza di riferimento deve essere misurata sulla linea retta che congiunge i comuni principali. Comuni principali di riferimento sono per la Capitanata: Foggia, Cerignola, Mafredonia e San Severo.

Es.: se si volesse collocare la nuova attività nel territorio di Manfredonia, come nel caso dell'inceneritore di Borgo Tressanti, allora il consiglio di quel comune non potrebbe decidere di farlo oltre l'aeroporto di Amendola che si trova a metà strada con Foggia.
Lo stesso riferimento andrebbe utilizzato per altre direttrici tra i due territori comunali, senza mai superare la distanza di 18 Km da Manfredonia.

Nel caso specifico dell'inceneritore, se si volesse ubicarlo sulla linea retta da Manfredonia a Borgo Tressanti, non si potrebbe superare la Masseria Isola degli Olivi (cerchietto rosso su bianco).

2. Nel caso in cui, nei pressi del punto individuato con la regola di cui al punto 1., si trovasse un altro comune anche se di dimensioni minori - è il caso di Zapponeta (rettangolo celeste) che dista dalla Masseria Isola degli Olivi 7 Km) allora, nell'esempio fatto, l'ubicazione dovrebbe essere individuata in un nuovo punto arretrato di pari distanza, cioè nel caso specifico, di 7 Km in direzione di Manfredonia oppure, orientarsi su nuove direttrici verso altri comuni principali.

3. sono sempre possibili però accordi tra i comuni interessati alla nuova installazione, purché questa comporti la condivisione di svantaggi e benefici. E' il caso di un impianto di interesse generale e non legato ad uno specifico contratto d'area come quello di Manfredonia.

giovedì 20 agosto 2009

Mongelli il sindaco equilibrista e la polizia municipale.

18/05/2009 11:11
SICUREZZA, MONGELLI: PRIORITARIA LA FUNZIONALITA' DELLA POLIZIA MUNICIPALE"

“La sicurezza urbana e la legalità diffusa devono essere priorità dell’Amministrazione comunale. Da subito”. Lo afferma Gianni Mongelli, candidato sindaco di Foggia per il centrosinistra, chiedendo al sindaco, Orazio Ciliberti, ed all’assessore al Bilancio, Angelo Benvenuto, di “compiere ogni sforzo per garantire la piena funzionalità del corpo di Polizia Municipale”.

Farsa: ha origini molto antiche ed un esasperato carattere comico, spesso con qualche grossolanità.
Mongelli chiede al suo predecessore della stessa parte politica, caduto e rialzatosi ben sei volte in cinque anni e praticamente sostituito dal vice nell'ultimo, perché non più sostenuto dalla sua giunta, di occuparsi della piena funzionalità della Polizia Municipale, mentre non gli si garantiva neppure il carburante per le auto di servizio e, tutto questo nell'ultimo mese di mandato.
Ed è stato creduto, perché poi eletto.

"Le notizie diffuse dalla stampa questa mattina sono particolarmente preoccupanti – riprende Mongelli – poiché segnalano un disservizio in un settore molto sensibile dell’Amministrazione: i cittadini non possono essere abbandonati a se stessi quando si rivolgono al Comune per ottenere protezione e assistenza. Allo stesso tempo, i vigili non possono essere mortificati e diventare terminali di una legittima protesta”.

Compassione: atteggiamento comprensivo verso uno stato penoso. Umana cosa è avere compassione degli afflitti, scriveva Boccaccio. Sentimento inutile quando si sa chi ha provocato la situazione per la quale la si prova.

Peraltro - continua Mongelli - la ridotta operatività del corpo di Polizia Municipale determina “l’aumento di fenomeni di illegalità diffusa, a partire dall’abusivismo commerciale – sostiene il candidato del centrosinistra –che, al contrario, deve essere contrastato con forza riprendendo il progetto, mai attuato, del vigile di prossimità”. “Conosco e comprendo le difficoltà finanziarie che l’Amministrazione comunale si trova a fronteggiare quotidianamente – conclude Gianni Mongelli – ma i Vigili urbani devono sempre ed in ogni occasione essere messi nelle condizioni di operare al meglio nell’interesse della comunità foggiana”.

Della serie: l'equilibrista.


Si sa che la realtà politica è costituita dal linguaggio tramite la creazione di significative rappresentazioni. Secondo Habernas, l'atto della scelta politica può avvenire solo dopo che si è trovato un accordo lessicale sui termini e sul modo di interpretare le parole.

Ermeneutica del linguaggio. Uno dei problemi fondamentali dell'ermeneutica è quello di dare un'oggettività all'interpretazione data, indipendentemente da chi esegue l'interpretazione e dal contesto storico in cui avviene tale interpretazione.

Eufemismo. La sostituzione di una espressione propria con una attenuata o alterata, suggerita da scrupolo morale o dalla necessità di equlibri di potere.

Quì invero siamo di fronte ad un problema di verità.

Il corpo dei vigili urbani non ha il rispetto della città perché ormai compromesso nella sua credibilità, nel suo prestigio:

  1. dai sistemi di concorso e assunzione;
  2. dal raggiro e dalla manipolazione politica per fini personali e di gruppo che lo ha infittito di personale inadatto al compito da svolgere sia perché non opportunamente formato, sia perché non obbligato a svolgere le proprie funzioni, stato al quale è subentrato un adattamento individuale e di gruppo che ha danneggiato la città;
  3. dal portamento: l'atteggiamento tenuto in quanto oggetto di considerazione in rapporto alla personalità e al ruolo espletato (nel filmato contenuto in altro post quì pubblicato, il presentatore delle Iene imita dei vigili urbani che camminano con andamento lento, quasi stanco, portando le braccia sul dorso mentre tengono stretto un polso con l'altra mano);
  4. dalla qualità del servizio dovuto e fornito alla cittadinanza:
  • il traffico veicolare non è diretto e i più indisciplinati non sono puniti (a Piazza Italia per esempio, le moto scorrazzano sui marciapiedi in mezzo alla folla, senza alcun controllo);
  • i prezzi nei mercati della città non sono sempre esposti e molti operano senza licenza di commercio o con bilance non verificate;
  • nel centro città decine di immigrati illegalmente vendono merce contraffatta e occupano impropriamente gli spazi sui marciapiedi (a proposito, hanno le licenze?), senza alcun controllo in spregio delle regole (a proposito, gli immigrati che commerciano pagano le tasse?);
  • quando si vedono, si incontrano formano gruppi numerosi anche di sei sette per volta lasciando scoperte parti importanti del territorio cittadino;
  • quando si vedono, presenziano gli eventi pubblici in massa (festa della Repubblica, Festa del Lavoro, la processione dell'Assunta...);
  • quando si vedono, si trovano quasi sempre lontani dai punti critici della viabilità, magari sotto un albero al fresco;
  • quando si vedono, sono al bar mentre hanno l'auto di servizio parcheggiata in controsenso, obliquamente;
  • quando si vedono e li richiami al dovere, hanno sempre una scusa per non occuparsene;
  • quando chiami per quella che ti pare essere una emergenza, hanno pronta la risposta telefonica: "l'unica pattuglia è fuori per altri impegni" e quì ci fermiamo limitandoci soltanto a riportare l'evidenza quotidiana che è immediata e visibile per noi cittadini.

Scrive Alesasandro Giordani nel libro "Il problema della verità": "L'evidenza è soddisfazione fondante. La fondatezza della cosa intesa sull'intuità è l'evidenza".

Dunque, ripartiamo dalla evidenza e, dichiariamola perché così soltanto avremo costruito solide basi per il cambiamento.

Che cosa noi faremmo per il corpo della Polizia Municipale di Foggia.

Gli anni trascorsi senza un effettivo governo della cosa pubblica, ha indotto comportamenti di indifferenza verso la realtà che ci circonda, e questa ha a sua volta, ha ulteriormente modificato in peggio i comportamenti. Dobbiamo riprendere le redini del governo e farci carico del cambiamento. Ci vorrà un pò di tempo ma se l'atteggiamento del massimo consesso cittadino sarà improntatato alla serietà degli intenti, i risultati arriveranno.

Il nostro progetto di riforma della polizia municipale, prevederebbe:

° nuove tecniche di assunzione, anche delegate ad esperti di altre città al fine di evitare una nuova diffuzione del clientelismo politico;

° formazione presso scuole di altre città di più avanzata civiltà urbana, in tutti i settori di competenza: controlli del traffico, tributari, tutela del decoro urbano etc.;

° affiancamento sul territorio da parte di questi istruttori per un periodo di tempo;

° partecipazione a trasferte operative presso altri corpi municipali per rafforzare le esperienze fuori città per poi riportarle nel nostro territorio;

° nessun avanzamento di grado automatico ma legato soltanto all'esperienza, alla capacità di comando, al senso del dovere, alla maturità individuale;

° adeguamento del numero dei vigili a quello mediamente in servizio in altre città più avanzate della nostra sul piano della civiltà urbana, per poter svolgere tutti i compiti in tutti i campi: controlli del traffico, edilizia, sanità etc. e per la creazione di nuclei speciali per la tutela del decoro urbano o per i controlli tributari che attengono la finanza locale;

° differenziazione delle retribuzioni in base alla capacità di svolgere i propri compiti e ai livelli di preparazione dimostrata;

° adeguata dotazione di mezzi, auto ma anche moto e biciclette, queste ultime da preferirsi per certi tipi di servizi perché non inquinano, migliorano lo stato di salute dei vigili, riducono le spese di consumo di carburante;

° miglioramento delle tecniche organizzative e di management;

° dotazione di nuove tecnologie operative, con estesa informatizzazione della mobilità operativa.

I risultati che vorremmo raggiungere in un anno di tempo:

° capillare presenza sul territorio della città e per tutte le funzioni da svolgere;

° presenza per la sicurezza dei cittadini in turni serali nei luoghi di maggior affollamento come come il centro;

° capacità di pronto intervento;

° recupero dell'immagine del corpo dei vigili urbani e accrescimento del senso di stima individuale;

° sviluppo delle tecniche di comunicazione e di vicinanza al cittadino;

° recupero dei livelli di competenza nei diversi servizi da svolgere;

° capacità di gareggiare con le migliori polizie cittadine d'Italia per risultati e obiettivi raggiunti.

Noi vorremmo che i nostri vigili urbani alla fine somigliassero nel tempo un pò di più al "ghisa" di Milano nel film "Totò, Peppino e la malaffemena" e meno possibile a quello visto nel filmato delle Iene.

Ovviamente la loro attività si svolgerebbe nell'ambito di un cambiamento complessivo, di un risveglio che interesserebbe tutta la città e le sue istituzioni.

lunedì 17 agosto 2009

Il piazzale d'ingresso della Villa Comunale, la nuova fontana e la simmetria bilaterale.

La simmetria è stata per tutta la classicità, l'armonico rapporto di proporzioni e ritmi dell'opera d'arte, soprattutto in architettura, dove regolava l'insieme degli elementi della costruzione, suggerendo ordine, equilibrio e stabilità. Questo tipo di simmetria chiamata bilaterale o assiale, è il più frequente.Non sempre ne siamo consapevoli ma, quando osserviamo un quadro, lo facciamo tenendo presenti le strutture geometriche, dei punti e delle linee che nel quadro non sono indicate ma che comunque, orientano la nostra percezione.

Le diagonali dominano ad esempio questo quadro di Jacques Louis David, "Napoleone alla traversata delle Alpi". Il corpo del cavallo si impenna lungo una delle due diagonali, ripresa in basso dalla linea del suolo. L'unico elemento di ortogonalità nel quadro è dato dal busto dell'imperatore.

Saper guardare la forma delle cose significa anche saper cogliere le figure geometriche sottostanti ad essa. La visione è infatti un'attività di scelta, di solito la più semplice, basata sulla regolarità geometrica e la simmetria.

Fin dai tempi remotissimi infatti, nel comporre immagini, nell'innalzare architetture, le dimensioni e le proporzioni tra le singole parti, non venivano scelte a caso ma, sulla base di figure e rapporti geometrici più o meno complessi.
Proviamo adesso a leggere le linee sottese nel piazzale di ingresso della villa comunale.


Tiriamo due linee perpendicolari come segue:

1) la linea blu congiunge attraversandole nel centro, la fontana di Piazza Cavour, il colonnato e la nuova fontana (a proposito, qual'è il suo nome?) del piazzale di ingresso per proseguire idealmente verso il tempietto sulla cascata in fondo ai giardini;

b) l'altra di colore rosso interseca perpendicolarmente la linea blu precedente, congiungendo idealmente il centro della facciata anteriore delle due palazzine alla destra e alla sinistra del pronao.

Il risultato visivo è immediato: la nuova fontana e tutte le aiuole non rispettano l'incrocio delle linee che sottendono il piazzale, risultando l'insieme di fontana e aiuole (vedi rettangolo verde), spostato verso il portico centrale.

Il progettista ha invero trascurato, ignorato, sottovalutato i tre riferimenti architettonici principali presenti sul piazzale d'ingresso:

1) le due palazzine laterali ;

2) l'edificio con colonnato d'ingresso del pubblico giardino.


Inoltre:

° i cipressi posti ai vertici del rettangolo verde, non sono in simmetria con le facciate delle palazzine;

° davanti alle stesse, si trovano alcune altre piante (palme, lecci) poste in maniera casuale, senza una ordinata corrispondenza di forma e di posizione rispetto alle geometrie delle architetture presenti;

° lo stretto passaggio centrale obbliga i visitatori all'andirivieni davanti alla fontana.
Il 4 Giugno 2005 trovandomi a passare da Piazza Cavour vidi il sindaco Ciliberti con la fascia tricolore, seguito da un folto codazzo di cameramen e giornalisti, mediamente più bassi di lui e più numerosi dei pochi cittadini che incuriositi guardavano a distanza, una scena che rasentava il grottesco, comica perché fondata su una sproporzione degli elementi costituenti il momento: il codazzo era l'unica folla presente all'ingresso della Villa. Pareva di vedere un film surrealista di Fellini: ... l' assalto dei paparazzi lanciati in inseguimenti impossibili nel traffico del centro storico, il codazzo di guardie del corpo, parrucchieri e truccatori, la folla pressata contro le transenne...
Lessi poi dell'inaugurazione della nuova fontana, presenti anche il vice Mundi, il prefetto Costantini, il rettore Muscio... ma, nessuno si accorse che il progettista aveva scentrato la fontana rispetto ai tre edifici che cingevano la piazza d'ingresso, neppure i giornalisti che pure scrissero dell'inaugurazione.
Ecco invece come noi avremmo ridisegnato il piazzale d'ingresso alla Villa Comunale.

Avremmo:

° rispettato tutte le simmetrie di cui abbiamo trattato;

° realizzato due fontane artistiche (sul modello di alcune già esistenti nel passato) sui due lati davanti alle palazzine, lasciando libero il passaggio centrale.

Fontana delle rane

Avremmo inoltre ripristinato poco più avanti nella terza aiuola della corsia centrale la "Fontana della quattro palme", identica a quella distrutta dai bombardamenti dell'ultima guerra e che come si può vedere dalla foto sottostante, si ergeva su due piani rispetto a quello stradale.

Fontana delle quattro palme

Ps.: le foto delle fontane "delle rane" e "delle palme" sono presenti sul sito http://www.manganofoggia.it/Fontane.htm

In conclusione

Non siamo entrati nel merito del restauro complessivo della Villa Comunale perché non conosciamo quali opere sono previste e perciò ci siamo correttamente limitati al solo piazzale d'ingresso.

Riteniamo però che almeno quando le opere pubbliche interessano luoghi storici della città, il progetto andrebbe portato a conoscenza già prima della sua approvazione per essere sottoposto al giudizio critico, analitico ed estetico della cittadinanza e, dopo l'avvio dei lavori, noi tutti dovremmo essere sempre informati, settimana dopo settimana del loro stato di avanzamento.

Infine, ci indigna molto (e l'indignazione è un sentimento di risoluta ribellione a quanto offende la nostra dignità), che i lavori proseguano così a rilento (due anni il prossimo Settembre) e che non ci venga comunicata alcuna data di completamento, impedendoci così di godere dell'unico vero giardino pubblico cittadino, nel più indifferente dei silenzi del governo della città.

Di questi disinteressati irresponsabili sindaci, assessori, consiglieri, dirigenti, quadri e di tutti coloro che hanno funzioni decisorie o esecutive , che non manifestano alcun pubblico turbamento o presa di distanza, noi vorremmo che fosse stilato un elenco perché come giustamente si ricordano i migliori e a loro si dedicano anche monumenti, sarebbe utile serbar ricordo dei mediocri o dei peggiori, cioè di tutti coloro che hanno insufficientemente o negativamente operato per la città di Foggia, perché i due anni ad oggi trascorsi (e i quanti altri non sappiamo), non sono soltanto anni di mancata fruizione del bene pubblico ma anche, anni della nostra vita che, nessuno potrà mai restituirci.

martedì 11 agosto 2009

Io Piazza Teatro l'avrei ridisegnata così.

"Progettato da Luigi Oberty fu inaugurato la sera del 10 Maggio 1828 con la rappresentazione del melodramma - La sposa felice - di Giovanni Pacini. Inizialmente fu intitolato a Ferdinando I re delle Due Sicilie, già Ferdinando IV re di Napoli.



Fu il primo teatro in pianta, non solo il più antico della regione perché inaugurato 22 anni prima del Piccinni di Bari ma, ritenuto al tempo il secondo dopo il San Carlo di Napoli. Nel decennio francese prese il nome di Teatro di Foggia e, caduti i Borboni, Teatro Dauno. E' intitolato a Umberto Giordano dal 1928.

Ha il teatro tre ingressi, il principale dal pronao e dall'ampio vestibolo neoclassico oranto di sei colonne marmoree". Così descriveva il teatro G. Marciello, docente di discipline letterarie, nel suo libro "Foggia millenaria".
L'architetto foggiano Ugo Iarussi invece, riferendosi al "grattacielo" di Piazza Battisiti scriveva: "A Foggia venne subito accettato con entusiasmo il grattacielo di Piazza Teatro, dove la grande dimensione viene confusa con il monumentale e dove il peso di certi assurdi volumi deriva dalla cattiva interpretazione del piano di ricostruzione redatto dal Comune di Foggia (1946-1950) in applicazione della legge Ruini. I danni di guerra avevano completamente distrutto tutti gli edifici che fiancheggiavano il teatro. (...)
In sede di progettazione si pensò allora di approfittare delle demolizioni per creare, sul fronte del teatro un più largo spiazzo... Il nuovo palazzo veniva ubicato alla giusta distanza dalle costruzioni recuperabili in modo che mai, i suoi più ingombranti volumi, potessero entrare mai nello stesso angolo visivo del teatro... (vedi disegno sottostante).

Il disegno in alto (tratta dal libro di Iarussi) mostra il progetto originario del grattacielo.

Di tale soluzione si accettò però soltanto il suggerimento relativo alle nuove altezze, senza imposizioni di distanze e senza l'obbligo di particolari tracciati. Oggi un volume incombe sull'altro, nell'angoscia e nel delirio che una sfrenata corsa al prepotere può suscitare".

Lo stesso Iarussi così ulteriormente si esprimeva nelle sue note introduttive al libro : "L'urbanistica è diventata un campo di avventure... un'arena di competizioni nella quale cavalieri di un'epoca nuova si cimentano alla conquista di facili investiture, più facili guadagni e dissimulate forze di potere. Le conseguenze sono note....un ricco patrimonio di monumenti e bellezze naturali, viene sacrificato al gusto degenere della smisurata metropoli".

Pensiero che noi condividiamo!

Il fatto: è stata rinnovata la piazza del teatro....
E' stata rifatta la piazza del teatro e vedendola ho pensato che, per privare mediante confuse alterazioni l'aspetto originario di un luogo, ci voglia un pensiero laterale ove, per ciascun problema è sempre possibile individuare diverse soluzioni, alcune delle quali emergono solo prescindendo da quello che inizialmente appare l’unico percorso possibile cercando elementi, idee, intuizioni, spunti fuori dal dominio di conoscenza e dalla rigida catena logica. Del genere: chi l'ha riprogettata è un genio incompreso.

A noi comuni mortali con un minimo di gusto e privi di atteggiamento intellettuale condizionato da snobistici ed esclusivi interessi formali, è subito apparso chiaro che la piazza è guastata anche se non irrimediabilmente poiché il danno non pesa quanto la presenza del grattacielo.

A noi la piazza non piace perché:

a) essendo il teatro scentrato rispetto alla piazza, si sarebbero dovute disegnare con mattoni più chiari, delle linee che, partendo dagli angoli degli edifici circostanti, avessero ricondotto il nostro occhio su un nuovo centro davanti all'edificio;

b) nel nuovo disegno l'architetto privilegia la Via Oberdan rispetto al teatro, sia nell'ampiezza, sia per la posizione delle palme disposte lungo i suoi bordi che per le linee chiare che sottolineano la via di fuga verso il Vico al piano (ve ne accorgeterete subito: provate a guardare il teatro tenendovi indietro verso la libreria Dante e poi avanzate verso la piazza del teatro);

c) le palme poste a sinistra della facciata del teatro, che è l'edifico più rappresentativo, lo escludono completamente dalla piazza relegandolo ad un ruolo secondario, quasi di inappartenenza, di estraneità;

d) la nuova pavimentazione in molte delle sua parti, non è adatta alla piazza, non ne rispetta la storia e la modernizza irrispettosamente come fanno ad esempio i mattoncini in cotto più adatti ad un luogo periferico (stesso errore compiuto in Piazza Giordano dove per pavimentare la superficie intorno al monumento sono stati adottati gli stessi mattoncini in sotituzione di eleganti e levigate lastre di marmo).

Scrive Vittorio Sgarbi nel suo proclama del Partito della Bellezza: "Sconforto, impotenza, stupore, disperazione, sono le impressioni che ci trasmettono questi interventi di restauro. Il minor danno viene dall'abbandono. Qualunque edificio in rovina (e piazza, aggiungiamo noi) trascurato o dimenticato, conserva una dignità e un'autenticità che molto raramente i restauri riescono a preservare. Possiamo affermare che, nell'ordine delle calamità, la prima in assoluto è il restauro, seguito da terremoti, alluvioni e, ordinaria trascuratezza".

Poiché non siamo quelli del genere che criticano ma non propongono, abbiamo deciso di mostrarvi come noi avremmo ridisegnato la piazza del teatro, sottoponendoci al giudizio della città.

Ecco il nostro progetto.
Prevede innanzitutto che sia la Piazza Cesare Battisti che la Via Oberdan assumano l'unico titolo di Piazza del Teatro perchè sia percepita come un corpo unico includendo anche il Vescovado.

La nuova piazza sarebbe interamente ripavimentata per conferirle un aspetto antichizzato, senza falsi modernismi, perché alla storia siano legati anche gli edifici moderni costruiti in suo dispregio e non il contrario.

Sul lato destro del teatro prevediamo la costruzione di un arco che richiami la linea di quelli che compongono il pronao dell'edificio (della stessa profondità), al fine di chiudere la prospettiva di fuga conferita dal Vico al Piano, arco che non è invece necessario su Vico al Teatro poichè più laterale e riposto. L'idea è quella creare un ambiente circoscritto e intimamente caratterizzato.

Sulla nuova Piazza del Teatro sarebbero trasferite tutte le statue dell'attuale Piazza Giordano che sarebbe ridenominata Piazza Gesù e Maria in onore al principale monumento che su essa si affaccia cioè, la chiesa di Gesù e Maria.
Per la nuova Piazza Gesù e Maria, si bandirebbe un concorso in tutta Italia per la realizzazione di un monumento religioso rivolto alla chiesa che sia in linea con il nome e la bellezza del luogo.
Tutti i tigli che sono disposti lungo il lato destro a delineare la Via Oberdan sarebbero spiantati e se possibile ricollocati in altro luogo, poiché in posizione troppo centrale rispetto alla nuova piazza che si vuole creare.
In riferimento alla immagine sottostante, la legenda di lettura è la seguente:
1. all'entrata nella nostra nuova Piazza del Teatro è prevista (all'incrocio con il Corso V. Emanuele) una fontana di dimensioni contenute (ad esempio come quella di Piazza XX Settembre che dovrebbe avere però un tema mitologico che riguarda la musica come ad esempio Orfeo, un prodigioso cantore, semidivino, in grado di smuovere col proprio canto la natura (il Dio Apollo gli donò la lira e le muse gli insegnarono ad usarla ed era talmente abile che lo stesso Seneca narra: "Alla musica dolce di Orfeo, cessava il fragore del rapido torrente, e l'acqua fugace, obliosa di proseguire il cammino, perdeva il suo impeto...");
2. subito dopo in direzione del teatro, sarebbero disposte tre delle sette statue che ora sono collocate su Piazza Giordano, tutte quelle a sviluppo verticale meno una (ma potrebbero anche essere tutte le quattro a sviluppo verticale);
3. la statua di Umberto Giordano sarebbe disposta nel nuovo centro individuato dalle linee chiare, all'interno di una vasca con leggeri zampilli d'acqua (semplice, in linea con la bellezza della scultura);
4. sui due lati della piazza troverebbero collocazione le tre statue a sviluppo orizzontale per dare l'impressione di un luogo di riflessione e non fare concorrenza a quella di Giordano, mentre l'ultima alta sarebbe posta nell'angolo più distante rispetto al teatro (ma potrebbero starci anche soltanto le tre statue a sviluppo orizzontale);
5. tutti i rettangoli arancioni rappresentano belle e comode panche (quì rivogliamo i sedili in marmo che si trovavano in Piazza Giordano prima del suo rifacimento!) mentre i cerchietti neri, lampioni stilizzati d'epoca (ovviamente il numero delle panchine disegnate è soltanto indicativo e così pure la loro posizione);

6. sul lato destro della piazza sarebbero messi a dimora alcuni cipressi (ad esempio i Cupressus sempervirens L.) che squadrerebbero la piazza rispetto agli alti edifici non in linea con le architetture più storiche (anche in questo caso il numero dei cipressi è da definire).
7. la palazzina dopo il vescovado a sinistra nella piazza, dove si trova un bar a pianterreno dovrebbe essere restaurata per ritornare ad un aspetto più in linea con altri edifici più storici (vedi la prima foto storica in alto), aspetto che aveva nel passato prima di incompetenti manomissioni operate negli ultimi anni;

8. l'edicola presente sulla Via Oberdan, potrebbe trovare una nuova collocazione all'angolo con Via La Greca (che sarebbe anch'essa pedonalizzata), in un chiosco stilizzato in epoca (quello mostrato in figura è preso dal catalogo della ditta Tanari di Bologna, soltanto a titolo di esempio).
Il Comune potrebbe favorirebbe l'edicolante nel vendere l'attuale ingombrante edicola per ricollocarla in periferia dove gli spazi di vendita sono più ampi e lo aiuterebbe finanziariamente esonerandolo ad esempio dalla tassa di occupazione del suolo pubblico per i prossimi 30 anni.

sabato 1 agosto 2009

"Io il Viale Ofanto ve lo faccio nuovo": il nostro secondo progetto per Foggia... e basta!

L'Ofanto (dal latino Aufidus) è il più importante fiume della Puglia per lunghezza, bacino e ricchezza d'acque; inoltre, con i suoi 170 km totali di corso risulta anche il fiume più lungo fra quelli che sfociano nell'Adriatico a sud del Reno e in assoluto il secondo del Mezzogiorno d'Italia dopo il Volturno. Nei pressi del fiume Ofanto si sarebbe combattuta "la battaglia di Canne ... della seconda guerra punica, Romani e Cartaginesi.... Sebbene la gran parte degli storici lo identifichino con Canne nell'attuale agro della città di Barletta, in Puglia, alcuni studiosi, di cui Antonio Fratangelo [1] è il massimo rappresentante, - sulla base dei documenti storici e dei rilevamenti archeologici - sostengono sia da identificarsi più a nord, sulla riva destra del fiume Fortore[2] (in questo caso gli eventi si sarebbero svolti al confine tra le attuali Puglia e Molise, con la battaglia decisiva sulla sponda pugliese). Altri storici localizzano la battaglia nella valle del Celone presso Castelluccio Valmaggiore.[3] - Wikipedia (questo sarà un argomento che approfondiremo in un'altra occasione).

La nostra città ha dedicato ai pricipali fiumi del territorio provinciale, percorsi distinti della prima cironvallazione cittadina, cioè dei viali che demarcano la separazione tra il centro della città e i sobborghi :
° Viale Ofanto: da Corso del Mezzogiorno a Via Carlo Baffi (in blu);
° Viale Candelaro: da Via Baffi a Via San Severo (in giallo);
° Viale Fortore: da Corso del Mezzogiorno a Via Manfredonia (in lilla).

Peccato che questi viali più che raccordare il centro ai sobborghi, sembrano trasferire al centro l'immagine di quelli, presentandosi in gran parte del loro percorso, come vie periferiche sia nelle architetture di molti degli edifici (non tutti) che ivi si affacciano che per la mancanza di aree di verde fruibili, (Parco San Felice che di parco ha soltanto il nome, si affaccia comunque su Viale Candelaro).

In questo post, vogliamo soffermarci soltanto sul Viale Ofanto in quanto è il tratto della circonvallazione più centrale ed importante, collegando strade come Corso del Mezzogiorno sul quale si affaccia la Fiera e, nel tratto inziale, numerosi edifici pubblici come la Questura, la sede Enel, l'edificio dei Giudici di Pace, poco lontano la sede universitaria, fino agli Ospedali Col. D'Avanzo, lo stadio di calcio, gli impianti sportivi di Via Baffi e di Viale Pinto e da lì, il Policlinico.

Sotto è riportata la pianta di Foggia nella quale abbiamo evidenziato lo sviluppo cittadino di Viale Ofanto che, risulta avere una lunghezza di circa 3,5 Km.



Il nostro progetto: riqualificare Viale Ofanto raddoppiando la carreggiata e dotandola di banchina spartitraffico ove possibile, alberandolo con piante adatte allo spazio circostante, per altezza, chioma, diffusione dell'apparato radicale, rendendo godibili le poche aree verdi disponibili. Ove queste non gravitassero direttamente su Viale Ofanto, opereremo in maniera tale da raccordarle con esso.

Premessa

In gran parte della sua lunghezza Viale Ofanto è già disegnato per avere la doppia carreggiata ma, quella presente che si può aprire con pochi interventi è attualmente sacrificata a parcheggio, a causa di un colpevole immobilismo e da una manifesta noncuranza della classe politica succedutasi negli anni al governo città.

Trattandosi di una strada già esistente e avendo come uno degli obiettivi quello di migliorare la viabilità sulla circonvallazione cittadina, non scenderemo nell'analisi per conoscere le condizioni del sistema di trasporto collettivo e individuale o per stimare la domanda di mobilità indotta.
L'ampliamento di questa arteria stradale di per se risolve le congestioni del traffico che si presentano quotidianamente negli stessi punti (nel tratto che interessa la Questura, tra Via Maestri del Lavoro e Viale Michelangelo, all'incrocio con Viale degli Aviatori e a quello con Via Napoli, in entrambi i sensi di circolazione), unitamente a meccanismi di sincronizzazione semaforica. Il nostro progetto non intende in nessun caso realizzare una strada a scorrimento veloce ma configurare un viale elegante e ricco di piante, che denota senso estetico, la cui bellezza possa valorizzare le attività commerciali che si sviluppano nel suo percorso.

Illustrazione del progetto

Per convenzione stabiliremo che il senso di marcia a salire (destra delle immagini mostrate) è in direzione di Viale Pinto mentre a scendere (sinistra delle immagini mostrate) è in direzione di Corso del Mezzogiorno. Inoltre per comodità espositiva, lavoreremo su segmenti precisi del viale.

Tutte le misurazioni alle quali faremo riferimento, sono state effettuate utilizzando lo strumento Righello di Google Earth ma nessuna di esse è vincolante nel senso che il progetto definitivo potrebbe non privilegiare necessariamente la strada per migliorare invece l'ampiezza del marciapiedi.

1) Da Via Antonio Gramsci a Via Luigi Sbano

Tralasciando per il momento il segmento che va da Corso del Mezzogiorno a Via Gramsci, ove la carreggiata di sinistra fu occupata dalla costruzione della nuova Questura e successivamente da quella del palazzo dei Giudici di Pace e, della quale tratteremo nell'ultima parte del nostro progetto, quì la strada appare già disegnata a due carreggiate ma attualmente quella di sinistra è impropriamente usata a parcheggio. Ogni carreggiata ha attualmente un'ampiezza variabile da 11 a 12 mt. con lo spartitraffico esistente di circa 6 mt. La larghezza è tale che le oltre alle due corsie di marcia per direzione, le auto potrebbero essere parcheggiate su entrambi i lati di ogni carreggiata. La foto sottostante evidenzia come il raddoppio consentirebbe un senso di marcia a doppia corsia per carreggiata con il mantenimento dello spartitraffico esistente e già alberato.


I lavori dovrebbero prevedere:

- la manutenzione del parcheggio lato San Pio X, con rialzo del marciapiedi spartitraffico;
- l'apertura dei due marciapiedi lato sinistro nei punti richiamati dal colore giallo;
- la manutenzione dell'ampio spartitraffico centrale, già fittamente alberato con platani;
- la correzzione della brutta curva di Via Gramsci nel tratto davanti alla Questura (in arancione) inventata per portarla frontalmente alla Via Galanti, curva che con l'apertura della nuova carreggiata sinistra a due corsie, non avrebbe più ragione di esistere in quanto basterebbe arretrare il gruppo semaforico sulla corsia di destra angolo Via Galanti (cerchi rossi), per consentire l'uscita da Via Gramsci a Via Galanti e viceversa;
- lo spostamento del parcheggio della Questura, sul sul lato opposto e il mantenimento del cordolo centrale che rimarrebbe sulla nuova strada ridisegnata;
- la predisposizione di una nuova illuminazione che tenga conto dei lavori previsti e il disegno della nuova segnaletica sia orizzontale che verticale.
- la realizzazione di nuovi punti semaforici lungo la nuova carreggiata di sinistra.


Non è prevista alberazione della via poiché quella esistente è proporzionata alle necessità.

2) Da Via Giuseppe Imperiale a Via Maestri del Lavoro.

I lavori di allargamento del viale dovrebbero prevedere una doppia carreggiata, ciascuna di circa 9 mt, l'ampliamento dello spartitraffico centrale da 1 a 3 mt verso il lato destro, con aperture nei passaggi pedonali.

Se il lato destro del viale potrebbe non richiedere alcun intervento, sul lato sinistro, andrebbero rimosse a cominciare da Via Imperiale in direzione di Via Maestri del Lavoro, le piccole aree a verde colorate in giallo per recuperare le quali, andrebbe portata ad un livello di qualità più elevato, quella prospicente San Pio X sul modello dei nuovi giardini di Viale Francia e migliorata quella compresa tra le vie Papa e Maestri del Lavoro oltre che alberare tutto lo spartitraffico centrale.

E' richiesta l'installazione di nuovi gruppi semaforici sull'intera carreggiata di sinistra a scendere, lungo i diversi incroci esistenti.

Le auto potrebbero parcheggiare sul solo lato sinistro ove esistono molte attività commerciali, in prossimità del marciapiede. Qualche sottrazione di posti auto in parcheggio c'è ma non si può pretendere di parcheggiare sempre davanti al negozio di nostro interesse. In ogni caso sono disponibili ampi spazi per il parcheggio nelle vie vicine, come l'ampia Via Fraticelli.





Si dovrà predisporre inoltre un nuovo progetto di illuminazione delle carreggiate e dei marciapiedi, che tenga conto dei lavori da eseguire e dell'area a verde di San Pio X, oltre alla nuova segnaletica sia quella orizzontale che verticale.

La pineta presente nel tratto di destra lato San Pio X, verrebbe completamente ridisegnata innalzando il livello qualitativo e di fruizione del luogo con una nuova illuminazione, nuove panchine, nuove tipologie di piante e una fontana come quella di Piazza San Pio. Il modello da seguire è quello dei nuovi giardini di Viale Francia.

Potrà così essere inaugurata una nuova era del vivere comune nella quale ad abbellirsi non saranno soltanto le aree elitarie della città o quelle sulle quali si affacciano le abitazioni di consiglieri, assessori e sindaci ma, anche quelle periferiche e popolari.

A questo proposito, sarerbbe il caso di offrire un ventaglio di progetti di aree verdi di pari dignità, da adattare ai luoghi e di spesa complessiva eguale. A nostro parere potrà però essere lasciata la possibilità agli abitanti dell'area, di aggiungere una somma (autotassandosi) all'importo previsto, per personalizzare il progetto ma, il Comune dovrà agire sempre con equilibrio in ogni parte della città senza privilegiarne alcuna.

Soltanto le piazze storiche della città che contengono il patrimonio culturale e architettonico considerato bene comune e identiraio per tutti i foggiani e non solo, potranno godere di trattamenti diversi giustificati dalla loro importanza.


3) Da Via Maestri del Lavoro a Viale Michelangelo - Viale I Maggio.


Anche in questo tratto, tutti i lavori riguarderebbero la carreggiata di sinistra, i cui marciapiedi andrebbero arretrati di circa 2 mt. per permettere l'ampliamento dello spartitraffico centrale da 1 a 3 mt, con nuova alberazione, con interruzioni nei passaggi pedonali da marciapiede a marciapiede.

L'arretramento del marciapiedi sul lato sinistro, non riguarderebbe le palme lì disposte perché più ritirate verso gli edifici. La Via Fini tornerebbe ad avere, per la sua dimensione, il doppio senso di circolazione. Le due carreggiate risulterebbero avere una larghezza di 9 mt ciascuna ovviamente suddivise a due corsie e ci sarebbe lo spazio per parcheggiare sul lato destro di ciasuna di esse.



Nuovi gruppi semaforici dovranno essere installati sulla carreggiata di sinistra ed essere rifatta tutta la segnaletica orizzontale e verticale. Andrebbe altresì rivalutato l'impianto della pubblica illuminazione.

Il progetto di riqualificazione di Viale Ofanto potrebbe interessare anche i giardini a destra dell'incrocio con Viale Michelangelo (colorazione verde), riqualificandole con nuove panchine, una nuova illuminazione, portandola a livello del piano di calpestio senza cordoli e pavimentandole così da rendeli fruibili senza prato che, in luoghi frammentati sarebbe difficile manotenere adeguatamente. Non è prevedibile un intervento più completo sull'esempio dell'area a verde di San Pio X in quanto quì i giardini non occupano uno spazio ben definito risultando suddivisi su tre isolati.

4) Da Viale Michelangelo a Corso Roma

In questo tratto con un arretramento limitato dei marciapiedi esistenti sul lato sinistro, compreso il fronte della stazione di servizio carburanti Esso, sarebbe possibile realizzare una unica carreggiata di 16 mt (non di più), a quattro corsie, senza spartitraffico centrale, con parcheggio delle auto soltanto sul lato del marciapiedi della carreggiata destra fiancheggiata da edifici.

La stazione Esso, per la perdita di dello spazio frontale, sarebbe compensata con un'area più estesa indicata dal rettangolo arancione.


Si procederebbe inoltre alla realizzazione delle aree a verde indicate, conferendo loro maggior pregio, mentre lungo i marciapiedi che non sono ampi, verrebbero piantumati alberi dalla chioma ristretta.

I gruppi semaforici (cerchiati in rosso), rimarrebbero nelle stesse posizioni sul marciapiedi destro mentre verrebbero arretrati sul nuovo confine a sinistra. Andrebbe rivista la pubblica illuminazione e ridisegnata la nuova segnaletica sia orizzontale che verticale.

5) Da Corso Roma a Viale degli Aviatori.

Quì l'ampliamento è impedito dal muro di cinta dell'Ospedale Col. D'Avanzo e soltanto una rivisitazione dell'intera area ospedaliera, unitamente ad una modifica della posizione degli ingressi, potrà permetterci di realizzare anche in questo tratto, una strada a 4 corsie anche se senza spartitraffico centrale dellampiezza di circa 12 mt, con parcheggio auto soltanto sul marciapiedi di destra dove si trovano numerose attività commerciali

La parte più interessante degli interventi previsti su questo tratto, riguarderebbe l'arretramento del muro di mattoni dell'ospedale di circa 3 mt, salvando l'intera fila di pini che fiancheggiano la strada e che sarebbero integrati nel nuovo marciapiedi.

Sul nuovo confine dell'area ospedaliera, il Comune si dovrebbe impegnare a costruire una nuova recinzione con cancellata in metallo, costituita da elementi intervallati tra loro, artisticamente lavorata sullo stile di quella che circonda l'edificio della Fondazione Pia Maria Grazia Barone. In questo modo l'intero parco che è parte dell'area ospedaliera, diventerebbe visibile accrescendo la bellezza del viale.


Inoltre, per decongestionare il traffico all'incrocio tra la Via Mazzini, Viale degli Aviatori e per il completamento dell'ampliamento di Viale Ofanto, si renderebbeo necessari i seguenti ulteriori lavori:

- l'attuale ingresso, abbellito e restaurato, manterrebbe una presenza soltanto di tipo storico e non più funzionale;
- il nuovo ingresso andrebbe ricostruito sul lato del Parco Volontari della Pace ove troverebbe posto anche la nuova guardiola;
- la vecchia guardiola attualmente presente sull'ingresso principale che fiancheggia Viale Ofanto, sarebbe abbattua e ricostruita nel luogo sopra indicato;

- il nuovo parcheggio auto sarebbe esterno all'area ospedaliera, coincidendo con quella prospicente i giardini, che potrebbe essere affidato ad una cooperativa per la sorveglianza.

Si richiederebbe infine un nuovo piano di illuminazione non soltanto sul Viale Ofanto ma anche sulla strada che fiancheggia il Parco Volontari della Pace da Corso Roma a Viale Aviatori.

Lo stesso Parco Volontari della Pace dovrebbe essere rivisitato così da apparire più importante nel tratto che fronteggerebbe il nuovo ingresso ospedaliero.


Infine potrebbe essere previsto un arretramento dell'ampio marciapiedi che su Viale Aviatori fiancheggia il muro di cinta dell'ospedale, così da poter ampliare la strada dagli attuali 8 mt. circa a 12 così da portarla in doppia carreggiata con due corsie di marcia ciascuna, fino all'incrocio con Via Natola anche se senza spartitraffico centrale.


6) Da Viale Aviatori a Via Vincenzo Gioberti

Un tratto breve ma c'è di mezzo lo stadio di calcio.

La strada si presenta con una carreggiata unica di 12 mt medi di larghezza. Non c'è spazio per un apliamento ma quattro corsie, due di andata e due di ritorno ci stanno. Se calcoliamo infatti che ogni auto è meno di 2 mt di larghezza e un autobus circa 2,60 allora, concedendo 1 mt di spazio tra i mezzi, ci starebbero nei due sensi, due autobus e due auto con un ulteriore margine di 1 mt verso ciascun marciapiedi. Non c'è invece disponibilità di parcheggio laterale per le auto ma, di strade attorno ce ne sono parecchie e un pò di moto non guasta.

Ci sarebbe soltanto da provvedere:

- alla segnaletica orizzontale come per ogni altro tratto di Viale Ofanto che abbiamo già esaminato;
- alla verifica che l'impianto di illuminazione esistente risulti adeguato;
- alla piantumazione di alberi lungo i marciapiedi di destra i quali attualmente risultano del tutto sprovvisti di piante.

Come nel caso dell'Ospedale D'Avanzo, anche quì la modifica del perimetro dello stadio con una nuova cancellata più leggera ed elegante, potrebbe conferire miglior visione del viale.

Infine, nell'ultimo tratto in prossimità di Via Gioberti sarà necessario allargare il viale per prepararlo ad una maggiore ampiezza nel tratto che va da Via Gioberti a Via Silvio Pellico, dove lo spazio a disposizione permette al realizzazione di uno spartitraffico centrale alberato.


Un'ultima osservazione è che in Via Gioberti è pronta una doppia carreggiata mai aperta: un altro dei segni marcati della indiffernza della classe politica alla crescita della città.


7) Da Via Vincenzo Gioberti a Via Silvio Pellico

Questo tratto della strada presenta a sinistra delle pinete di scarso valore con una pessima pavimentazione che non permette una pubblica fruizione del posto. Il nostro progetto prevede a partire dal marciapiedi di destra una doppia carreggiata per complessivi 22 mt e con uno spartitraffico centrale di 3 mt, cosicchè ogni carreggiata sarebbe sufficientemente ampia da avere due corsie di marcia per senso con possibilità di parcheggio lungo i marciapiedi. Sarebbe ritirata all'indietro e rifatta anche la superficie spartitraffico all'ingresso di Via Pellico, ultimamente inutilmente abbellita senza valide ragioni poichè piccola e posta in mezzo al traffico.


Il verde sacrificato all'allargamento della strada, sarebbe subito ricostituito con la piantumazione di alberi nello spartitraffico centrale e sul marciapiedi della carreggiata di destra che ora ne risulta completamente sprovvisto. Inoltre, l'area di verde sul marciapiedi della carreggiata di sinistra, sarebbe subito migliorata e reso fruibile senza erba ma con una elegante pavimentazione, nuove panchine e adeguata illuminazione.

Come per altri tratti di Viale Ofanto, anche in questo caso andrebbero rifatte le segnalazioni orizzontali e verticali e rivisitato l'impianto della pubblica illuminzione. Gli attuali impianti semaforici andrebbero rivisti soltanto sulla nuova carreggiata di sinistra.


8) Da Via Silvio Pellico a Via Napoli.

Il viale presenta in questo tratto una doppia carreggiata già tracciata ma quella di sinistra è dedicata al solo parcheggio. La nostra idea è come nei percorsi precedenti, quella di realizzare una doppia carreggiata con spartitraffico centrale alberato della larghezza di 3 mt e con doppio senso di circolazione. Lo spazio a disposizione è tale che l'ampiezza complessiva dell'arteria stradala dal marciapiede sinistro a quello destro, possa essere di 23 mt.

I lavori dovrebbero prevedere:

- la piantumazione di alberi su entrambi i marciapiedi delle due carreggiate;

- il rifacimento della segnaletica orizzontale e verticale, dei nuovi impianti semaforici sulla nuova carreggiata e la rivisitazione dell'impianto di illumminazione pubblica.

- lo studio dei sensi di marcia su tutte le strade che affluiscono su Viale Ofanto che in questo tratto sono numerose.

Lo spartitrafico centrale avrebbe delle aperture sui passaggi pedonali e agli ingressi delle strade laterali affluenti e defluenti.

Il nostro progetto per questo tratto del viale prevede anche il miglioramento della viabilità sul quartiere compreso tra Viale Ofanto, Via Pellico e Via Croce che si presenta:

- con strade il cui senso viario è contorto e non ben definito;

- con grave mancanza di verde pubblico.

La strada principale del quartiere è da individuarsi nella Via Fortunato che va da Via Tommaso Fiore (poiché non esiste uno sbocco diretto da Via Napoli) a Via Pellico la quale ultima, per la presenza di una doppia carreggiata ben si presterebbe a questo afflusso di nuovo traffico. La Via Fortunato, per il nuovo ruolo da svolgere, sarrebbe ridisegnata in ampiezza e rifatti i marciapiedi tutti da alberare. La via dovrebbe avere doppio senso di circolazione. Su di essa affluirebbe il traffico da Viale Ofanto in senso unico con uscita su Via Pellico mentre altro traffico giungerebbe in senso unico contrario da Via Croce. Tutte le strada laterali di afflusso sulla Via Fortunato (da Via Croce a da Viale Ofanto), sarebbero anch'esse ridisegnate e tutti i marciapiedi alberati.

La riduzione dell'accessibilità su queste strade è motivata da una maggiore efficienza della mobilità dell'area. La proposta potrebbe essere sperimentale e poter poi prevedere un doppio senso di circolazione per le strade più ampie.

L'unica area a verde identificata di fronte alla Via Mucelli sarebbe riqualificata in pavimentazione, panchine e illuminzaione così da renderla fruibile.

9) Da Via Napoli a Via Carlo Baffi

Il viale presenta in questo ultimo tratto che stiamo esaminando, una ampiezza media di circa 13 mt, più che sufficienti per disegnare una doppia carreggiata senza spartitraffico, senza parcheggio laterale se non quello già disponibile all'inzio sia a destra che a sinistra ove lo stesso dovrebbe essere fatto non a spina di pesce ma parallelamente al marciapiedi per mantenere stabile il flusso del traffico veicolare in due file per senso di marcia.

I marciapiedi di destra e di sinistra sono da alberare mentre i gruppi semaforici rimarrebbero nelle stesse posizioni.

La strada dovrebbe presentare un miglioramento della segnaletica orizzontale, sempre assente, oltre che di quella verticale.

Nel progetto potrebbe anche rientrare l'ampliamento della Via Napoli nel tratto che porta fino a Via Croce con ridisegno della segnaletica orizzontale e verticale e spostamento dei gruppi semaforici.

Ultimo ma non ultimo: da Corso del Mezzogiorno a Via Antonio Gramsci.

Ripartiamo dall'inizio. L'esame di questo primo tratto di Viale Ofanto era stato lasciato per ultimo perché ci premeva la visione d'insieme che la presenza di due importanti edifici pubblici sulla destra e della sede Enel sulla sinistra non avrebbe reso se esposta sin dall'inizio. La larghezza del viale è limitata in questo tratto a soli a soli 11 mt.

Essendo questo tratto di Viale Ofanto tra i più intasati dal traffico, una carreggiata a 4 corsie effettive si rende assolutamente indispensabile.

Le ipotesi progettuali possibili sono:

a) utilizziamo questi 11 mt per realizzare le 4 corsie (due per senso di marcia), escludendo qualsiasi parcheggio lato marciapiedi;

b) rendiamo questo tratto a senso unico provenendo da Via Imperiale in direzione Corso del Mezzogiorno, ritenendo che:

- chi è interessato a imboccare C.so del Mezzogiorno possa farlo percorrendo Via Gramsci e svoltando su Via Smaldone oppure imboccando Viale Michelangelo fino alla Biblioteca e poi Via Gugliemi per giungere sul Viale Fortore;

- chi provenendo da Corso del Mezzogiono è interessato a inserirsi su Viale Ofanto possa percorrere lo stesso itineraio prima suggerito ma all'inverso;

- chi proviene da Viale Fortore, può svoltare o su Viale Di Vittorio o su Corso del Mezzogiorno per poi imboccare Via Smaldone ove l'ateria stradale è a due carreggiate;

c) trattiamo con l'Enel l'arretramento del muretto di cinta di 3 mt per avere sempre un marciapiedi di 2 mt ma con una carreggiata di 14 mt che permetterebbe anche il parcheggio di auto su un lato ma, la spesa non produrrebbe un grande sollievo se il risultato è quello di permettere in parcheggio delle auto in questo tratto.

Francamente, la prima scelta ci pare la migliore: sgombrare tutte le auto da quel tratto di Viale Ofanto mantenendo così il doppio senso di circolazione ma a quattro corsie reali.

Ci piacerebbe in ogni caso sapere chi decise la costruzione della Questura su quella seconda carreggiata che era già stata delineata e che oggi risulterebbe molto utile se non indispensabile.


La vigilanza urbana richiamata al proprio dovere, dovrebbe essere inflessibile con coloro che parcheggiassero in zona vietata fino a quando i comportamenti degli automobilisti non risultassero allineati con la nuova situazione.

Non dimentichiamo comunque che in zona Fiera sarà costruito un parcheggio sotterraneo di 800 posti auto che potrebbe essere utilizzato non soltanto durante le mostre ma per tutto l'anno con beneficio per tutti i professionisti che frequentano il palzzo dei Giudici di Pace, o l'Inps di Corso del Mezzogiorno.

L'immagine di sopra evidenzia la soluzione a).

Infine la scelta degli alberi lungo tutto Viale Ofanto

Avevamo accennato che secondo noi i criteri di scelta potrebbero essere legati alla dimensione del tronco, della chioma e dell'altezza, della resistenza all'inquinamento atmosferico prodotto dalle auto di passaggio e dell'apparato radicale. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, occorrerà evitare gli alberi con apparato radicale superficiale che distrugge i marciapiedi anche per la scarsa profondità iniziale alla quale gli alberi sono collocati nella terra.

Ci piacerebbe ipotizzare una collocazione di alberi uguali per tratto del viale, così da differenziarli l'uno dall'altro ma, trattare la scelta delle piante renderebbe il presente post troppo lungo e perciò preferiamo dedicare all'argomento un capitolo a parte.

Una nota mitologia: in quasi tutte le religioni del passato si trovano tracce più o meno evidenti della sacralità e del culto rivolto ad alcune specie di alberi. Particolarmente diffusa è poi la concezione dell'Albero cosmico, inteso come il pilastro centrale, l'asse attorno a cui ruota e su cui poggia tutto l'universo: nelle più varie tradizioni mitologiche troviamo che gli alberi costituiscono gli strumenti privilegiati per mezzo dei quali è possibile stabilire una comunicazione fra i diversi piani del cosmo (mondo sotterraneo, mondo terrestre e cielo), e una delle più diffuse forme attraverso le quali può manifestarsi la presenza divina.