SULLA ETERNA PUZZA A FOGGIA
Che facciamo, chiamiamo Sherlock Holmes?
Quella che segue è la relazione da me scritta per conto della Associazione di Difesa dei Consumatori Utenti e Ambiente ADCUA, presentata e relazionate alla Commissione Ambiente del Comune di Foggia l’11.11.2019, rivista e aggiornata nel limite del possibile al 2024.
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PROBLEMA: Individuazione delle fonti odorifere che inquinano l'aria nella città di Foggia, nel territorio comunale e in quelli limitrofi.
SOLUZIONE: Monitoraggio ambientale del territorio comunale e mappatura delle fonti inquinanti
Considerate fondate e legittime le preoccupazioni della popolazione per la salute derivanti da una variazione delle condizioni naturali dell'aria, causato con molta probabilità da agenti inquinanti chimico biologici; ritenendo imprescindibile il diritto per una vasta comunità di essere tutelata sul piano ambientale e sanitario, senza essere sacrificata per altre ragioni; previsto il dovere dell'autorità politica di garantire questo diritto, il presente studio realizza un quadro sintetico sulle potenziali fonti emissive poste nel territorio comunale di Foggia e aree limitrofe e, una loro mappatura.
La ricerca delle potenziali fonti emissive dei cattivi odori è fondamentale in quanto il cattivo odore nuoce alla salute. Stiamo parlando di molestie olfattive estremamente persistenti e capaci di farsi trasportare dal vento inalterate anche per chilometri, vanificando così, tutte quelle disposizioni sulla distanza minima dai centri abitati.
Se è vero che per ogni effetto c'è comunque una causa che lo genera, non rientra tuttavia nei nostri compiti l'individuazione delle responsabilità.
Riteniamo piuttosto che questa semplice ricerca, potrebbe contribuire a favorire un primo indispensabile inquadramento del problema.
Saremo grati a coloro che vorranno apportare un contributo informativo e nel contempo ci scusiamo con quelli che ritenessero errate alcune parti di questa ricerca. Se lo volessero saremo disponibili ad apportare le necessarie correzioni.
Abbiamo innanzitutto distinto due grandi categorie delle potenziali fonti di inquinamento:
la prima riguarda:
il ciclo integrato dei rifiuti;
il trattamento delle acque reflue civili e industriali a gestione pubblica e privata, svolte secondo le legge;
- i traffici illeciti dei rifiuti
- e gli scarichi di acque reflue civili e industriali non trattati.
Qui le riassumiamo indicando per ognuna di esse, la coordinate geografiche desumendole dall’utilizzo di Google Earth.
1. POTENZIALI FONTI EMISSIVE INQUINANTI COMPRESE NELLA GESTIONE INTEGRATA DEI RIFIUTI E DEL TRATTAMENTO DELLE CQUE REFLUE CIVILI ED INDUSTRIALI, PUBBLICA E PRIVATA, LEGALI
A) DEPURATORI E SCARICHI
La depurazione delle acque reflue avviene attraverso diverse fasi, durante le quali vengono eliminate le sostanze tossiche dai rifiuti liquidi, trasformando il tutto in fanghi; questi ultimi, non essendo ancora del tutto privi di materiale dannoso, a loro volta subiscono altri particolari trattamenti e possono essere smaltiti in discariche speciali, oppure utilizzati in agricoltura o recati presso gli impianti adibiti al compostaggio.
“I trattamenti primari sono dei processi di tipo fisico utilizzati per la rimozione di parte delle sostanze sedimentabili e biologiche contenute nelle acque reflue che possono comprende la grigliatura, la dissabbiatura, la sgrassatura e la sedimentazione primaria.
Degrassatori / Dissabbiatori
Vasche Biologiche Imhoff
Vasche Biologiche Settiche
Di seguito uno schema tipo di impianto che prevede il trattamento sia delle acque grigie che delle nere”.
I controlli straordinari per gli impianti di depurazione pubblici e per quelli industriali, si effettuano su segnalazioni, richieste o a seguito di riscontri negativi rilevati durante i controlli ordinari e hanno lo scopo di accertare eventuali danni ambientali, situazioni pericolose in essere o l’adeguamento a quanto disposto dalla normativa e richiesto nelle autorizzazioni (Raccomandazione del Parlamento europeo del 4 aprile 2001 – 2001/331/UE).
I controlli ordinari svolti sulla base di un programma annuale, prevedono:
la verifica della gestione e dell’adeguatezza dell’impianto di trattamento di depurazione;
il prelievo di campioni di acque reflue urbane per l’analisi di laboratorio.
Di seguito uno schema tipo di impianto che prevede il trattamento sia delle acque reflue industriali:
(https://depurtecnica.com/download/schema-impianto-depurazione-chimico-fisico-acque-reflue/:
Come da definizione riportata all’articolo 74 del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. per scarico s’intende “qualsiasi immissione di acque reflue effettuata esclusivamente tramite un sistema stabile di collettamento che collega senza soluzione di continuità il ciclo di produzione del refluo con il corpo ricettore (acque superficiali, suolo, sottosuolo e rete fognaria), indipendentemente dalla loro natura inquinante, anche sottoposte a preventivo trattamento di depurazione”.
La regola fondamentale che presiede alla materia è che “tutti gli scarichi devono essere autorizzati” (art. 45, comma 1, D.Lgs. 152/1999) dall’autorità competente in quanto sono disciplinati in funzione del rispetto degli obiettivi di qualità dei corpi idrici recettori e devono comunque rispettare i valori limite previsti dall’allegato 5 alla parte terza del D.Lgs. 152/2006. I valori limite sono indicati in tabelle differenziate, contenute in detto allegato, a seconda della tipologia di scarico e del corpo recettore.
I depuratori e gli scarichi possono emettere cattivi odori ma, un depuratore ben progettato, ben gestito e ben mantenuto, non deve assolutamente puzzare.
Uno studio condotto in Germania su un determinato campione di depuratori, indica che circa 1/3 del cattivo odore emesso, sia imputabile a cause esterne (scarichi abusivi di liquami già puzzolenti non compatibili con quelli civili; espansione demografica ed allungamenti eccessivi della rete fognaria con il generarsi di gas fetidi causati dall’innescarsi di processi anaerobici; reti fognarie miste ed eventi meteorici imprevedibili...), mentre il restante 2/3 provenga dall’impianto stesso.
Il cattivo odore si diffonde in modo centuplicato, una volta che questo liquame viene distribuito sulle grandi superfici dei pre-trattamenti e trattamenti primari!
Sotto, la tabella, tratta dalle “Linee Guida di ARPA Puglia sulle emissioni in atmosfera degli impianti di depurazione“:
Come si vede è proprio in queste linee primarie che i “Fattori di Emissione dell’Odore” (OEF espressi in ouE/m3 di refluo) arrivano ad essere anche 25 volte superiori di quelli emessi dalle altre componenti del depuratore.
Il cattivo odore, nuoce gravemente alla salute.
Se l’impianto fosse ben dimensionato e funzionasse correttamente, dovrebbero diminuire notevolmente le emissioni maleodoranti, grazie ad una corretta ossigenazione ed alla riduzione della carica organica per via della degradazione biologica.
La città di Foggia è sede di alcuni depuratori sia civili che industriali, di seguito elencati:
1. Depuratore comunale dell'Acquedotto Pugliese
Si trova sul tratturo Castiglione vicino all’autostrada a 3,5 km. Dal centro cittadino e ha le seguenti coordinate: 41°28’53.99”N – 15°35’50.78”E;
https://www.foggiatoday.it/politica/analisi-depuratore-foggia-via-castiglione.html
https://www.statoquotidiano.it/10/01/2018/funziona-la-depurazione-delle-acque-provincia-foggia/598226/
2. Depuratore industriale della Cartiera di Foggia
E' sulla via del Mare ad appena 2 km dal depuratore cittadino di cui al punto 1 dal quale è indipendente, alle seguenti coordinate geografiche: 41°28’04.25”N – 15°34’37.56”E;
3. Depuratore Area Industriale ASI di Foggia
Ci sono due grandi industrie conserviere (pomodorifici), “Princess Industrie Alimentari” (il più grande d’Europa con 1500 dipendenti nei periodi di maggio produzione) e “Rosso Gargano" (più piccolo del precedente).
L'area ASI è dotato di un depuratore che serve la zona industriale Incoronata che nel 2018 era stato sottoposto a sequestro "per aver inquinato il torrente Cervaro con fanghi e acque reflue industriali". Il depuratore, del valore di 1,8 milioni di euro e una estensione di circa 15 mila mq, ed era allora gestito dalla società "General Costruzioni srl", con sede legale a Foggia.
Si tratta di un impianto depurativo di tipo "bio chimico fisico" che raccoglie scarichi di ogni genere di insediamento produttivo allacciato alla rete fognaria consortile, dall'industria conserviera a quella meccanica ed altre, nonché dal locale mattatoio. L'ARPA aveva già rilevato in più occasioni il superamento dei limiti tabellari di moltissime sostanze.
Problemi rilevati nel passato:
09 aprile 2018 "Ma andiamo con ordine e, per quanto possibile, in termini comprensibili. La storia è vecchia, d'altronde i rapporti tra General Costruzioni e Consorzio Asi sono datati negli anni, attualmente regolati da un contratto di tipo “privatistico” sottoscritto nel luglio 2010, di durata quindicennale. Cosa direbbe il contratto? Che la manutenzione “ordinaria” è in capo alla GC, quella “straordinaria” è responsabilità del Consorzio, “su segnalazione” della società. Cosa accade negli anni? Dalla documentazione emergono decine di segnalazioni (quando non veri e propri allarmi) inviate dalla GC al Consorzio Asi (le abbiamo potute visionare), inerenti una serie di attività di manutenzione “straordinaria” necessarie per il buon funzionamento dell'impianto, inerenti disfunzioni, anomalie, scarichi illegali, compromissioni elettriche, necessità di sostituzioni, richiesta di controlli e di videosorveglianza etc, alle quali l'Asi non avrebbe mai risposto".
https://www.foggiatoday.it/cronaca/caso-depuratore-asi-foggia-general-costruzioni.html
B) CICLO INTEGRATO DEI RIFIUTI: DISCARICHE, TERMOVALORIZZATORI,
BIOSTABILIZZATORI, IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO, IMPIANTI A BIOMASSE.
1. Discarica comunale di Passo Breccioso a 1,5 km dall’Area Industriale ASI, è gestita da AMIU, la società di igiene cittadina di Bari nella quale è socio il Comune di Foggia.
Il biogas che si forma nelle profondità della discarica è una miscela di gas infiammabile, di odore sgradevole (dovuto alla presenza di derivati sulfidrilici).
Per evitare dispersioni in atmosfera, il biogas viene raccolto mediante una rete di captazione, rete che è costruita con il procedere della stessa costruzione della discarica.
La discarica controllata, una volta chiusa ermeticamente con un telo di superficie apposito che si continua con la geomembrana di fondo, può produrre comunque biogas per diverso tempo.
Nell’area della discarica sorge anche un impianto di biostabilizzazione al quale è annessa una propria discarica di servizio/soccorso
Le coordinate geografiche sono le seguenti: 41°26’11 28”N – 15°39’22.05”E.
Quì farebbe capo l’intera provincia con i suoi 61 comuni più altri di province limitrofe. Oggi i rifiuti indifferenziati foggiani dopo il vaglio raggiungerebbero per il 50% circa (da verificare n.d.r.) l’inceneritore E.T.A.. Energie Tecnologie Ambiente S.r.l, del gruppo Marcegaglia.
A Passo Breccioso i residenti e gli agricoltori della zona sono evidentemente preoccupati del contesto ambientale.
Accanto all’impianto insistono diversi ettari di ortaggi con certificazione bio.
Alcuni abitanti che vivono nella contrada si lamentano: "Noi non chiediamo di togliere l’impianto, ovviamente, ma l’importante è che venga fatta la manutenzione. Chi è preposto ad essa? L’Amiu o il Comune? Per i pozzetti di assorbimento sono 30 anni che non si cambia il materiale nei vasche, ormai sono piene di melma. Le tubazioni dei vari raccordi sono intasate e la puzza viene fuori dappertutto".
"Tuttavia, oltre la manutenzione ordinaria e straordinaria come quella dei pozzetto e delle tubazioni e raccordi, lo stesso stadio di digestione aerobica della frazione putrescibile dei RUR umida (Rifiuto Urbano Residuo) può produrre emissioni inquinanti.
Segnaliamo che anche gli impianti di biostabilizzazione possono essere sequestrati con le loro discariche di servizio quando le emissioni provocano nelle vicine aree abitate, irritazioni agli occhi, emicranie, difficoltà respiratorie, nausee, inappetenze ed altre problematiche di carattere sanitario".
Problemi rilevati nel passato:
"Emissioni maleodoranti nel trattamento dei rifiuti. Sequestrato biostabilizzatore
POGGIARDO – Emissioni maleodoranti derivanti dai cicli di produzione e gestione dell'impianto. In questo contesto è scattato il sequestro preventivo per il biostabilizzatore di Poggiardo.“
http://www.lecceprima.it/cronaca/sequestro-biostabilizzatore-poggiardo-30-settembre-2014.html
"Emissioni e odori molesti: sequestrati biostabilizzatore e discarica.
La decisione in seguito alla denuncia di cittadini e associazioni ambientaliste. Le emissioni avevano provocato irritazioni congiunturali, emicranie, difficoltà respiratorie, nausee, inappetenze ed altre problematiche di carattere sanitario.
Sequestrati, a Cavallino, in località “Guarini” e “Le Mate”, l’impianto di trattamento di rifiuti solidi urbani (il biostabilizzatore), la relativa discarica di servizio e l’impianto di produzione di “Cdr” (combustibile da rifiuto).".
http://www.ilgallo.it/cronaca/emissioni-e-odori-molesti-sequestrati-biostabilizzatore-e-discarica/
Varie altre segnalazioni riguardano non solo l'impianto di stabilizzazione ma la stessa discarica di servizio: "Foggia, 62 comuni conferiscono a Passo Breccioso: la discarica è al collasso. 'impianto di biostabilizzazione è al collasso.
"Dal giorno di Pasqua, la situazione è degenerata. Forse in modo irreversibile". A lanciare l'allarme è Antonio Papa, della segreteria provinciale Ugl. "Foggia, 62 comuni conferiscono a Passo Breccioso: la discarica è al collasso". La discarica di servizio/soccorso annessa al biostabilizzatore di Foggia versa in condizioni di totale trascuratezza, da anni. Questo sito, che pure in passato fu utilizzato per lo sversamento dei rifiuti urbani, giace abbandonato a sé stesso, senza che sia stato predisposto alcun progetto, né per la messa in sicurezza della discarica, né per l'utilizzo delle volumetrie residue disponibili.“
http://www.foggiatoday.it/economia/gestione-rifiuti-collasso-discarica-passo-breccioso-foggia.html
2. Discarica privata della Cooperativa Nuova San Michele
Si trattano rifiuti speciali non pericolosi. Dista 1,3 km dalla discarica comunale di cui al punto 1, e a 2,3 dall’Area Industriale ASI. Queste le coordinate: 41°26’58.53N – 15°39’00.42”E;
La Cooperativa Nuova San Michele, tratta "rifiuti speciali non pericolosi" in particolare di inerti e cioè, rifiuti solidi che non subiscono alcuna trasformazione chimico fisica o biologica significativa.
Tuttavia rileviamo che nella "procedura di compatibilità ambientale di AIA, giusta D.D. della Regione Puglia per il progetto di ampliamento di un impianto di smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi in località San Giuseppe Fossetta, è scritto alla pag. 16/28 alla Sezione "Emissioni odorigene":
"Il PCM sia integrato con monitoraggio da effettuarsi prima della messa in esercizio e successivamente semestralmente presso i recettori sensibili la cui classe sarà quella individuabile al punto 17 dell'Allegato Tecnico allaL.R. 32/2018. Presso tali recettori si provvederà ad effettuare una campagna di monitoraggio della concentrazione di odore la cui unità di misura è l'unità odorimetrica europea ...".
Inoltre, in riferimento alla medesima procedura, i prelievi di acque sotterranee nello stabilimento hanno evidenziato un superamento del CSC per le acque di falda relativamente al contaminante manganese"…
Note: in genere, la direttiva 99/31/CE, descrive i requisiti generali da rispettare in fase di progettazione e costruzione di nuovi impianti: ubicazione del sito, controllo delle acque, gestione del percolato, protezione del suolo, controllo del biogas, controllo dei rischi, stabilità e recinzione del sito.
La discarica deve essere controllata e i rifiuti sovrapposti in modo razionale allo scopo di facilitare la fermentazione della materia organica ed evitare ogni rischio di perturbazione ed inquinamento dell'ambiente circostante nonché l'insorgere di pericoli per la salute pubblica.
La normativa che impone ai Comuni l’utilizzo di discariche controllate, ovvero realizzate con accorgimenti mirati alla salvaguardia dell’ambiente, entrò in vigore nel 1981.
"Successe però nel 2017 che rilievi e verifiche effettuate nei pozzi di controllo della discarica “ex Frisoli” a Passo Breccioso, ora discarica Comunale, misero in evidenza un grave stato d’inquinamento della falda transitante sotto la discarica, fatto che ha impose l'emanazione di una ordinanza sindacale di divieto di emungimento delle acque fino a 1 km di distanza dalla discarica.
3. discariche utilizzate prima dell’entrata in vigore delle norme adottate oggi.
Potrebbero essere delle "bombe ecologiche.
Il Comune di Foggia e le autorità per la tutela ambientale e sanitarie responsabili, dovrebbero accertare che non ci sia uno stato di inquinamento della falda sotterranea e, custodire quelle aree controllando che, in attesa della necessaria bonifica dei siti, non si svolgano attività agricole. Le aree interessate dalla precedenti bonifiche dovrebbero essere tutte mappate. Risalire ai siti di Foggia non è stato facile, con il fallimento di AMICA tutti i documenti dell’azienda sono stati sequestrati e non sono accessibili. In mancanza di documenti ufficiali ci siamo serviti della testimonianza di alcuni cittadini che per diversi motivi quelle discariche le hanno viste".
Riteniamo che ocorrerebbe quì adottare un Piano di Ripristino ambientale redatto secondo i criteri stabiliti nell'Art. 8 comma 1 lett. i) del DLgs 36/2003 nel quale prevedere le modalità e gli obiettivi di recupero e sistemazione delle discariche in relazione alla destinazione d'uso prevista per l'area del sito.
4. Termovalorizzatore ETA Marcegaglia
In agro di Manfredonia, a 10 km dalla discarica AMIU di Passo Breccioso e a 18 dalla città di Foggia. L’impianto da 16,8 Mw elettrici e 61,9 Mw termici, brucia 100.000 ton. di CDR. Queste le coordinate geografiche: 41°25’11.77”N – 15°46’ 54.79”E.
Il termovalorizzatore è un inceneritore che converte il calore generato dalla combustione dei rifiuti in energia destinata ad altro uso.
I rifiuti in ingresso nell’impianto vengono convogliati nei forni di combustione.
I fumi prodotti in caldaia, prima di essere dispersi in atmosfera attraverso il camino, vengono trattati più volte con appositi filtri e sistemi di rimozione per ridurre al minimo le emissioni inquinanti.
Tuttavia, come risulta ad esempio dai risultati dell’Indagine sulla salute dei residenti nel comune di Pisa, condotta dall’Istituto di Fisiologia clinica del CNR.
La coorte (unità statistico demografica) in studio è costituita da tutte le 132.293 persone residenti per almeno un anno tra il 1 gennaio 2001 ed il 31 dicembre 2014 nel comune di Pisa con gli indirizzi di residenza georeferenziati, considerando come inquinante tracciante l’ossido di azoto (NOx) per indagare gli impatti sulla prodotti dalle emissioni derivanti dai principali impianti industriali presenti sul territorio, dal termovalorizzatore di Ospedaletto e dal traffico veicolare.
«Conoscendo le emissioni delle diverse sorgenti e le direzioni dei venti dominanti, il territorio comunale – dettaglia oggi in una nota stampa Legambiente Pisa – è stato diviso in zone diversamente esposte agli agenti inquinanti per confrontare la salute dei residenti nelle aree più esposte con quella delle aree meno esposte".
Sono stati considerati i dati relativi a mortalità, ricoveri ospedalieri e problemi relativi alle nascite. I risultati dell’indagine mostrano alcuni eccessi di mortalità e morbosità considerando il complesso delle fonti industriali ma in particolare considerando l’inceneritore».
4. Stabilimento di compostaggio e trattamento fanghi MAIA Rigenera
Ex BioEcoAgrimm) sita in agro di Lucera ma vicina a Foggia dalla quale dista 12 km. Dista oltremodo 3 km dal Borgo di San Giusto e dalla vicina diga Capaccio sul torrente Celone che ha un invaso di potenziali 25 milioni di mc.
Queste le coordinate geografiche: 41°27’21.22”N – 15°23’ 18.29”E
Note: oggi la società, ex BioEcoAgrimm, divenuta Maia Rigenera srl, è nata dalla fusione con la Fortore Energia.
L'azienda è ritornata alla ribalta, avendo presentato un nuovo progetto in Provincia di Foggia durante la Conferenza di Servizi del 03/08/2018, avente per oggetto l’insediamento di un nuovo impianto anaerobico per lo smaltimento della frazione organica dei rifiuti urbani (FORSU) con combustione biogas, affiancato dal preesistente aerobico per la trasformazione del digestato e fanghi. L’impianto dovrebbe trattare 263.591 t/anno di rifiuti in ingresso (190.000 t/anno di FORSU). Il timore dei cittadini è che possa diventare il principale centro di smaltimento rifiuti in ambito regionale.
Note: "C’è molta confusione sulla reale tipologia di questi impianti e sulle ricadute ambientali. Questi impianti dovrebbero trattare la Forsu (frazione organica rifiuti solidi urbani) a cui possono essere aggiunti alcuni rifiuti speciali non pericolosi (fanghi di depurazione, liquami, letame, scarti di natura animale) che, attraverso diversi processi produttivi, ricavano biogas e compost.
Il biogas ricavato dalla digestione anaerobica serve, attraverso la combustione, alla produzione di energia elettrica. Il digestato, anch’esso risultato della digestione anaerobica, viene convertito in compost con un successivo processo aerobico. La digestione anaerobica con biogas per la produzione di energia elettrica ha molte controindicazioni ambientali dovute principalmente alla combustione del biogas.
Per meglio comprendere la pericolosità di questa tipologia di impianti occorre procedere con ordine e analizzare i possibili impatti ambientale e sanitari.
Innanzitutto sarebbe meglio parlare al plurale (i biogas), considerando l’enorme variabilità della miscela che lo compone. Questa variabile è amplissima e dipende oltre che dalle matrici utilizzate anche dalle condizioni ambientali. I biogas più ricchi di contaminanti sono quelli derivati da discarica e da fanghi, ma anche quelli da rifiuti organici e agricoli non sono certo puliti e la loro combustione non è priva di conseguenze.
Le variazioni di composizione sono importanti perché comportano la presenza di composti dannosi per la salute umana e per l’ambiente quando vengono immessi in atmosfera. La grande variabilità del biogas dipende anche da altri parametri quali la composizione dei consorzi batterici e la loro efficienza nella produzione di metano. Indicativamente si può parlare di una composizione del biogas fatta principalmente da metano 54-64%, anidride carbonica 35-45%, azoto circa 1%. Si tratta di dati del tutto indicativi perché il biogas può variare moltissimo. La CO2 ha valori che possono oscillare tra il 10% e il 40% con effetti importanti sul potere calorifico e sulla formazione degli ossidi di azoto. Il biogas contiene componenti minori in tracce quali, idrogeno solforato e altri composti dello zolfo, silossani (composti organici della silice), composti aromatici e alogenati. Anche se le quantità di questi composti sono basse rispetto al metano, esse possono avere impatti ambientali pesanti sullo strato di ozono stratosferico, sull’effetto serra e sul peggioramento della qualità dell’aria a livello locale.
Agli effetti delle emissioni di composti nocivi vanno sommati quelli che riguardano i COV (composti organici volatili). Questi composti sono dannosi per l’ambiente e per l’uomo, poiché reagendo con gli ossidi di azoto formano ozono e smog per reazione fotochimica. L’esposizione prolungata a composti organici volatili può causare danni al fegato, reni e sistema nervoso centrale".
http://www.salutepubblica.net/linganno-del-biogas/
Problemi evidenziati nel passato:
"La società MAIA Rigenera, in seguito alla diffusione di notizie relative al sequestro di parte dell’impianto, ha inoltrato una replica spiegando che “l’area sottoposta a sequestro è limitata a soli due capannoni...
Stando all’azienda, “tali capannoni sono stati utilizzati per svolgere in aree coperte alcune lavorazioni (vagliatura del compost e deposito temporanea di sopravvaglio) che precedentemente erano svolte all’esterno, con conseguenti emissioni odorigene (pur rientranti nei limiti di legge). Tali emissioni sono state praticamente azzerate. Contrariamente a quanto diffuso dai carabinieri del Noe (e diramato dalle testate d’informazione, ndr), infatti, non vi è alcuna ipotesi di reato ex art. 674 c.p. (immissioni moleste), accusa rispetto alla quale, in precedenza, l’azienda è stata sistematicamente prosciolta".
https://www.immediato.net/2019/12/19/sequestro-capannoni-maia-rigenera-il-legale-vaira-azienda-sta-proseguendo-nel-percorso-di-ammodernamento-del-suo-impianto/
https://www.lattacco.it/it/poteri/35-affari-e-rifiuti/5105-blitz-del-noe-sequestrato-impianto-di-maia-rigenera-a-lucera-per-gestione-illecita-di-rifiuti-dal-valore-di-1-5-milioni
5. Centrale a biomasse di Borgo Eridania
coordinate geografiche: 41°34'52.97"N - 15°29'33.75"E.
Un’opera che ha visto la forte opposizione dei cittadini del territorio foggiano a causa dell’immediata vicinanza dell’abitato alla futura centrale di “Borgo Eridania”, dove un tempo sorgeva lo zuccherificio Eridania poi dismesso.
La centrale Enterra, non sottoposta a valutazione di impatto ambientale perché di poco inferiore ai 50 megawatt termici, presenta non poche criticità.
Problemi rilevati nel passato:
https://www.foggiatoday.it/cronaca/video-sequestro-rignano-scalo-centrale-biomasse.html
DISCARICHE ABUSIVE
Nella provincia di Foggia abbiamo una emergenza rifiuti dovuta a traffici illeciti di vari materiali e provenienza. Il territorio è preda di organizzazioni che praticano questo traffico favorite da una densità di popolazione molto bassa, appena 92 abitanti per kmq.
1. Nel comune di Troia, in località Giardinetto, nell’area di una ex fornace (fabbrica di mattoni) molto più grande di quella ex Fibronit di Bari, sono sepolti rifiuti di ogni tipo. Rifiuti speciali e pericolosi interrati. Saranno eliminati grazie ad un’operazione complessa per la quale la Regione Puglia supporterà il Comune di Troia con un finanziamento iniziale di 29 milioni di euro.
Suddivisi per le due fasi progettuali, la prima riguardante la rimozione dei rifiuti sopraterra e presenti nei capannoni, cui seguirà luna seconda fase con la rimozione dei rifiuti interrati. A questi seguirà infine l’esecuzione del piano di caratterizzazione per indagare l’eventuale inquinamento delle matrici ambientali. Ma intanto ci sono.
Coordinate geografiche: 41°19'49.00"N - 15°24'19.90"E.
Le buone notizie:
Dal sito Web del Comune di Troia, rileviamo che è stata finanziata ed è in corso la bonifica dell'area della ex fornace:
"I lavori sono realizzati dalla Favellato Claudio Spa (società capogruppo della A.T.I. che si è aggiudicata l’appalto). Il progetto di MISE (Messa in Sicurezza d’Emergenza), elaborato da ARCADIS Italia srl e 3TI Progetti Italia Ingegneria Integrata, prevede la rimozione di tutti i rifiuti fuori terra presenti nel sito, distinti in categorie in funzione delle caratteristiche dei materiali e della loro ubicazione. Si tratta amianto, ceneri, fanghi, residui di lavorazione industriale, provenienti dall’Italia, dal Giappone, da Germania, dalla Corea, ritirati dalla IAO srl, che, tra il 1997 e il 1999, operava a Giardinetto, nel sito della vecchia fornace in località Montecalvello. La presenza di contaminanti quali: cromo esavalente, metalli pesanti, piombo, alluminio, berillio, cadmio, particolato di fumi incombusti, amianto, impone un lavoro attentissimo sotto il profilo della sicurezza, delicato nella movimentazione, che segue un rigido iter articolato in stadi definiti, indicati da progetto, e sottoposto a controlli".
https://www.comune.troia.fg.it/it/news/bonifica-discarica-ex-iao-di-giardinetto-comunicazione-di-aggiornamento#descrizione
2. Lo stabilimento metallurgico Alghisa in località Ripatetta di Lucera
Ormai in disuso, lo stabilimento è stato riempito da ormai 15 anni di rifiuti da vario genere e provenienza. Su una superfice di meno di un ettaro, giacciono 464 ton. di alluminio e, 8.5 ton di scorie di seconda fusione. Sotto a quel che resta del capannone ci sono anche scorie di provenienza illecita: sono stati riscontrate sostanze come ammonio, cromo, nichel, berillio, cadmio, mercurio, piombo…
La sua bonifica partirà all’inizio del 2020 ma intanto i rifiuti speciali e pericolosi ci sono. In genere i rifiuti anche speciali non trattati provenienti da impianti di compostaggio o di stoccaggio sono scaricati anche in zone protette come fiumi e invasi o, interrati abusivamente o incendiati. Sia nell’uno che nell’altro caso, queste discariche in relazione alla loro dimensione ed al materiale scarica possono essere fonte di cattivi odori. Finalmente dopo 15 anni di attesa sembra arrivata l’ora per la bonifica dell’area, con la “rimozione della sorgente di contaminazione primaria”. La Provincia di Foggia ha infatti emesso il relativo bando per un importo a base di gara di €7.285.763,22 (IVA esclusa) con scadenza 24 luglio 2019. Unica la categoria SOA prevista: OG12 (Opere ed impianti di bonifica e protezione ambientale).
Le coordinate geografiche sono le stesse di MAIA Rigenera.
Le buone notizie
"Sono terminati ieri 4 giugno i lavori di rimozione del materiale della fabbrica a cinque chilometri da Lucera e a dieci da Foggia”.
La fabbrica fu chiusa nel 2004: rimosse 464 tonnellate di polvere di alluminio e 8.420 tonnellate di scorie saline di seconda fusione.
Da un'analisi effettuata nel 2013 era stata riscontrata la presenza, oltre i limiti consentiti, di sostanze quali antimonio, berillio, cromo, nichel, rame e zinco, cadmio, mercurio e piombo.
Non ci sono più centinaia di sacconi contenenti rifiuti tossici accumulati nel tempo e provenienti da tutto il mondo. Per la rimozione erano state costruite delle tensostrutture atte a coprire completamente gli ammassi di scorie.
https://www.foggiatoday.it/cronaca/ex-alghisa-lucera-terminata-operazione-bonifica-rifiuti-tossici.html
3. TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI
Molte le azioni repressive condotte in Capitanata da parte degli organi di polizia contro le organizzazioni dedite al traffico illecito dei rifiuti.
"Foggia, traffico illegale di rifiuti e tangenti.
Blitz 'In Daunia venenum', traffico illegale di rifiuti e tangenti: 19 arresti nel Foggiano. Il blitz ha sgominato un'associazione dedita al traffico illegale di rifiuti, alla corruzione ed al falso. Eseguito anche sequestro di beni per 9 milioni.
Foggia, traffico illegale di rifiuti e tangenti: 19 arresti.
L’indagine, durata due anni, ha accertato una sistematica condotta di sversamento illegale di rifiuti provenienti dalla Campania nel territorio di Capitanata, in particolar modo in agro di Manfredonia e di San Severo.
Nel periodo di tempo preso in esame dall’indagine, si stima siano stati sversati in Capitanata oltre 100mila tonnellate di rifiuti; sequestrate decine di ettari di terreno che saranno sottoposti ad esami tecnici per accertare il possibile inquinamento del suolo e delle sottostanti falde acquifere".
http://www.foggiatoday.it/cronaca/arresti-blitz-foggia-traffico-rifiuti-tangenti.html
Il dossier Ecomafia 2019 inchioda Foggia (seconda in Italia per rifiuti illegali).
“Nel Rapporto Ecomafia 2019 la Puglia è nuovamente al terzo posto nella classifica nazionale dell’illegalità ambientale con 2.854 infrazioni accertate – dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia .La nostra regione continua ad essere martoriata:
dalle discariche abusive,
dagli abbandoni e dalla combustione illeciti dei rifiuti.
Nel ciclo illegale dei rifiuti la Puglia rimane al secondo posto con 947 infrazioni accertate (l’11,9% sul totale nazionale), 828 persone denunciate, 6 arrestate e 269 sequestri effettuati; a livello nazionale, Foggia, Bari e Brindisi sono rispettivamente al secondo, settimo e ottavo posto con 310, 123 e 120 infrazioni accertate.
Ingenti i ricavi dell'affare illecito. A fronte di un costo fino a 2.500 euro per ogni camion pieno di rifiuti (più 600-800 euro di guadagno per il trasportatore), il profitto varia tra i 500 e i 1.000 euro a spedizione. L'intermediario ottiene 10-15 euro per ogni tonnellata. Tanti soldi facili, dunque. Pene tutto sommato basse. E un mercato fiorente.
http://www.bresciatoday.it/cronaca/traffico-rifiuti-arresti.html
Basti pensare che il conferimento di rifiuti a un termovalorizzatore costa, anche 280 euro a tonnellata, mentre con il meccanismo illecito si va da 90 a 150 euro. Un trasportatore, intercettato, dichiarava al telefono: «Noi facciamo 3 viaggi al giorno e guadagniamo 1.800 euro. Questo mestiere condiziona parte dell'economia del territorio e se non si riattiva una filiera virtuosa, il fenomeno continuerà ad amplificarsi.
La presenza delle mafie nella gestione dei rifiuti è ancora significativa nelle Regioni dove esse sono più radicate, ma si va verso un sistema imprenditoriale ben strutturato e con ottimi consulenti alle spalle.
E' noto il metodo utilizzato: si stoccano i rifiuti in capannoni dismessi, sfruttando ogni spazio disponibile per accatastare anche attraverso muletti, e poi si dà fuoco a tutto. Il settore ha vere e proprie "figure professionali": dai broker dei rifiuti a chi ne gestisce il trattamento, dai procacciatori di capannoni abbandonati ai trasportatori compiacenti.
Tutti i passaggi sono caratterizzati da una qualche irregolarità.
Si va dai codici identificativi fasulli per il trasporto all'autorizzazione all'attività di stoccaggio ma senza garanzia fidejussoria. Mancano i controlli amministrativi. E' evidente, infatti, che se funzionasse il controllo delle fidejussioni (che devono essere presentate entro 90 giorni dall'autorizzazione), si potrebbe bloccare sul nascere il proliferare dei siti illegali di stoccaggio.
C'è poi, chiaro, l'invito al Legislatore a provvedere sulle pene inflitte per il reato di discarica illegale: da uno a sei anni, si diceva, e così pensano i magistrati, è troppo poco, non costituisce un deterrente sufficiente. Ed infine oltre all'inquinamento ambientale c'è l'inquinamento del tessuto economico perché diventa sempre più difficile, per gli imprenditori sani e onesti, essere concorrenziali confrontandosi con concorrenti che lavorano a prezzi così bassi.
La nostra direttiva è quella di affrontare anche i flussi finanziari sottostanti a queste operazioni.
E si parla di rifiuti urbani, che però sono soltanto il 40% dei rifiuti illegalmente smaltiti in Italia. La parte più rilevante riguarda i rifiuti industriali, con falsi cicli di smaltimento illecito. Parliamo di materiali elettronici, ma anche chimico-farmaceutici, riciclo dei pannelli fotovoltaici, che contengono silicio e anche cadmio. Si tratta di rifiuti altamente inquinanti.
4. INCENDI DI FINE RACCOLTO NEI CAMPI - INCENDIO PLASTICHE INSIEME A CUMULI DI RIFIUTI AGRICOLI: TUBICINI PER L'IRRIGAZIONE
"Fumo nero, nube altissima e aria irrespirabile. Cinque squadre dei Vigili del Fuoco per spegnere il rogo. Spetta ai Carabinieri ricostruire la vicenda. L’Arpa sta monitorando i livelli di inquinamento che, al momento, sono normali."
https://www.ambienteambienti.com/incendio-a-san-severo-bruciati-tubi-di-irrigazione-plastica-e-veicoli/
Sistema CONAI Consorzio Nazionale Imballaggi
Il sistema incaricato di raggiungere gli obiettivi di riciclo e recupero degli imballaggi. Corepla (Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Plastica) opera nell'ambito del "Sistema CONAI" (Consorzio Nazionale Imballaggi), che pone in capo alle imprese produttrici ed utilizzatrici di imballaggi la responsabilità e gli oneri per la loro corretta gestione ambientale a fine vita.Il Decreto legislativo 22/97 o “Decreto Ronchi”, infatti, ha attribuito al sistema consortile il compito di assicurare il raggiungimento degli obiettivi globali di riciclo e recupero degli imballaggi sull’intero territorio nazionale e, al contempo, garantire l’attuazione di mirate politiche di gestione, comprese quelle di prevenzione.Il Sistema CONAI garantisce il rispetto del principio della responsabilità estesa del produttore, ripartendo tra produttori e utilizzatori il Contributo Ambientale CONAI (CAC).Dal punto di vista operativo, il sistema CONAI si basa sull'attività di 7 Consorzi - BIOREPACK, CIAL, COMIECO, COREPLA, COREVE, RICREA, RILEGNO – che garantiscono il ritiro e l’avvio a riciclo dei rifiuti di imballaggio di bioplastica, alluminio, carta, plastica, vetro, acciaio, legno raccolti in modo differenziato. https://www.corepla.it/il-consorzio
VENTI DOMINANTI
In presenza di vento, una emissione viene trasportata anche a lunghe distanze (la distanza del pennacchio di dispersione dipende dalla velocità del vento, dall’altezza del punto emissivo, dalla sua temperatura, etc.) ma è sottoposta a diluizione; quando viceversa siamo in assenza di vento l’emissione ricade molto vicina al punto emissivo senza alcuna diluizione .
Prendendo in considerazione i dati che abbiamo acquisito:
- direzione prevalente sempre da N-O
- velocità di trasporto prevalente equamente suddivisa tra 1-2 m/s (bava di vento/brezza) e 2-3 m/s (brezza leggera/brezza tesa)
- calma di vento , media annuale 46,3 %
Considerando solo il trasporto aereo è impossibile escludere o attribuire maggiore responsabilità ad una o altra società presente sul territorio: MAIA è prossima al cono di prevalenza e perciò sottoposta a trasporto , tutte le altre sono nel quadrante 0- 100° dove la calma di vento sembra prevalere.
Per una valutazione seria del fenomeno diventa perciò indispensabile conoscere ogni specifica realtà aziendale:
le caratteristiche delle emissioni,
superfici emissive,
temp. emissioni, etc.
Tutte informazioni normalmente acquisibili dagli Enti Locali attraverso le Autorizzazioni o direttamente dalla aziende coinvolte e , quando possibile, con sopraluoghi. Acquisite queste informazioni sarà possibile , come primo approccio, eseguire “ a tavolino” una Simulazione di ricaduta al suolo delle emissioni che ci può dare informazioni approfondite sul fenomeno dispersivo di ogni azienda.
COMPETENZE DEGLI ENTI LOCALI IN MATERIA DI RIFIUTI
Alle Province è demandato il controllo periodico su tutte le attività di gestione dei rifiuti e l'individuazione delle aree idonee e di quelle non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti e di recupero.
Ai Comuni è demandata la gestione dei rifiuti urbani ed assimilati attraverso i Contratti di Servizio e la disciplina della gestione dei rifiuti urbani con l'adozione di appositi regolamenti.
SOLUZIONI PROPOSTE
Premesso che per tutti gli impianti indicati è necessario verificare il rispetto delle prescrizioni autorizzative nonché l'attualità delle Autorizzazioni Integrate Ambientali, le possibili soluzioni suggerite potrebbero essere le seguenti:
1. MONITORAGGIO AMBIENTALE E MAPPATURA DELLE POTENZIALI FONTI INQUINANTI
Il monitoraggio rappresenta l’insieme di azioni che consentono di verificare, attraverso la rilevazione di determinati parametri biologici, chimici e fisici, gli impatti ambientali significativi generati dall’opera nelle fasi di realizzazione e di esercizio. Unisce osservazione, misurazione e raccolta dei dati bio-fisici caratteristici di un determinato ambiente. Il tutto protratto per un periodo di tempo sufficiente a creare una quantità di dati statisticamente rilevante.
La raccolta e gestione del dato riveste un ruolo estremamente importante all’interno dell’intero processo e tipicamente viene affidata ad apparati tecnologici complessi detti sistemi di monitoraggio ambientale.
A questi apparati è demandato non soltanto il compito di raccogliere tutte le misure riguardanti le grandezze dell’ambiente monitorato ma anche il suo trasferimento ed elaborazione.
Progettazione di monitoraggio della rete, campionamento, analisi di installazione e analisi dei dati: un requisito fondamentale per la preparazione di una valutazione dell'impatto ambientale
La modellazione, il monitoraggio e la gestione ambientale consentono una comprensione approfondita dei processi e delle tecniche principali per la gestione dei cambiamenti ambientali. Sono anche requisiti per la preparazione di una valutazione dell'impatto ambientale.
E' necessario garantire la piena coerenza relativamente alla caratterizzazione dello stato dell’ambiente nello scenario ante operam e alle previsioni degli impatti ambientali significativi connessi alla sua attuazione (in corso d’opera e post operam).
2. COINVOLGIMENTO DELL'AGENZIA REGIONALE PROTEZIONE AMBIENTE ARPA
ARPA di Foggia disporrebbe di una sola centralina (coordinate geografiche: 41°27’20 22”N – 15 32 55.24E) posta all’interno della propria recinzione aziendale, atta a rilevare le seguenti sostanze inquinanti: monossido di carbonio, benzene, PM10, biossido di azoto, PM2.5, biossido di zolfo, H2S, black carbon e IPA.
Un identica centralina è posta a 12 km dalla città, in aperta campagna a Palmori. La distanza da San Giusto dove è localizzata la MAIA Rigenera è di 11 km mentre la distanza dalla discarica di Passo Breccioso è di ben 22km. Le coordinate di Palmori sono le seguenti: 41°32’44.45”N – 15 26 16.59”E.
Se così fosse, non riterremmo garantiti, nelle condizioni indicate, sufficienti controlli ambientali.
Sappiamo da notizie di stampa che nella sede del CRA - Centro Regionale Aria/Ufficio Odori di Viale dei Caduti di Tutte le Guerre n. 1, a Bari, la direzione di ARPA Puglia ha inaugurato nel 2018 il suo laboratorio olfattometrico, dedicato all’analisi dei campioni odorigeni di tutto il territorio regionale.
Non siamo tuttavia in grado di sapere all'atto della presente relazione e in attesa di poter incontrare i vertici della sede di Foggia se, visto il perdurare pluriennale della puzza in città e nel territorio comunale e aree vicine, la situazione del capoluogo provinciale sia stata oggetto di esame in quei laboratori.
http://www.foggiatoday.it/cronaca/laboratorio-olfattometrico-arpa-puglia.html
3. COINVOLGIMENTO DELLA ASL AZIENDA SANITARIA LOCALE
L'Azienda Sanitaria Locale dovrebbe essere chiamata a procedere ad una valutazione degli aspetti sanitari relativi all’inquinamento chimico, fisico, da inquinamento di aria, acqua, suolo fornendo supporto tecnico agli Enti Locali e agli altri soggetti coinvolti, nella promozione della salute e nelle valutazioni di natura epidemiologica. Deve provvedere alla vigilanza in materia di protezione sanitaria della popolazione generale dai rischi derivanti.
4. COINVOLGIMENTO GUARDIE ECOLOGICHE E REGOLAMENTO REGIONALE
“Regolamento organizzativo del servizio volontario di vigilanza ecologica”
Art. 3
Attribuzioni delle Province
1. Le Province svolgono funzione di gestione dell’attività di vigilanza ecologica volontaria nell’ambito del proprio territorio di competenza.
2. Ad ogni Provincia è riconosciuta la facoltà di dotarsi di un proprio modello organizzativo in materia di vigilanza ecologica volontaria, in relazione alle peculiarità di ciascun ambito territoriale di riferimento.
3. Le Province individuano al loro interno la struttura tecnica deputata all’attuazione dei compiti attribuiti per il servizio di vigilanza ecologia volontaria (di seguito Ufficio provinciale G.E.V).
........
Art. 5
Attribuzioni dei Comuni
1. I Comuni possono dotarsi di G.E.V. a condizione che siano state nominate, svolgano servizio e siano soggette ai controlli e alle sanzioni secondo quanto disposto dalla L.R. n. 10/2003.
2. Ogni Provincia assegna ai Comuni un congruo numero di volontari a seconda delle disponibilità, delle esigenze e delle emergenze, da definirsi mediante accordi tra le parti.
.......
4. I Comuni destinatari di assegnazione di G.E.V. provvedono, salvo diverso accordo, attraverso il proprio bilancio alle spese relative al servizio di vigilanza e, in particolare, alle spese assicurative, di trasporto e spostamento, di materiale e attrezzature.
5. COINVOLGIMENTO CARABINIERI FORESTALI
Il Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale, la cui struttura è articolata su 3 Gruppi Tutela Ambientale (Milano, Roma e Napoli) e 29 Nuclei Operativi Ecologici, è chiamato a contrastare i fenomeni di inquinamento, di abusivismo edilizio nelle aree protette e di smaltimento illecito delle sostanze tossiche.
Anche la vigilanza sul “ciclo dei rifiuti” rientra tra le funzioni di questo reparto che, contrastando il degrado ambientale, contribuisce direttamente e fattivamente al benessere collettivo.
6. REALIZZAZIONE DI APP ANDROID E IOS PER SEGNALAZIONI FONTI ODORIGENE
I cittadini, tramite app avrebbero la possibilità di segnalare ed essere costantemente aggiornati sugli odori, in modo che vengano stabilite anche le fonti di queste emissioni.
RIASSUMENDO
Nel corso della relazione abbiamo identificato due grandi contenitori di fonti potenzialmente inquinanti:
1. gli impianti legati al trattamento lecito dei rifiuti e della depurazione secondo legge per le quali richiediamo la verifica sul rispetto delle prescrizioni che sono alla base delle autorizzazioni allo svolgimento delle attività non per accusare ma per verificare e possibilmente escluderle dalla lista;
2. le attività di sversamento illegale dei rifiuti e degli scarichi inquinanti che pure possono contribuire all'inquinamento dell'aria, del suolo e delle falde acquifere sotterranee.
Nella stesura di questa relazione, ci siamo vestiti con l'abito mentale e culturale dei cittadini che agiscono animati dal desiderio del bene comune perché crediamo che risolvendo i problemi si può dare un contributo alla società.
Ci sentiamo cioè responsabili in prima persona ed agito con equilibrio e responsabilità informativa. Vogliamo soltanto essere quel mattone che insieme ad altri può favorire la costruzione di un edificio collettivo a vantaggio di tutti.
Non abbiamo mai manifestato pregiudizio verso i vari segmenti delle attività legate al ciclo integrato dei rifiuti e del trattamento delle acque reflue civili e industriali e delle imprese private e pubbliche presenti ma soltanto cercato di rappresentare una situazione in verità piuttosto complessa.
Data la grande mole di dati, informazioni e notizie da esaminare, se qualche errore dovesse essere stato commesso non ne abbiamo mai avuta l'intenzione e il proposito.
Alla Commissione "Territorio e Ambiente" del Comune di Foggia chiediamo:
1. di indagare a fondo per la soluzione dei problemi evidenziati.
2. che il Comune di Foggia si costituisca parte civile nei processi contro tutti i responsabili di inquinamento ambientale.
Ringraziamo per l'attenzione posta e l'impegno successivo richiesto.
Vincenzo B. Concilio
Autore, relatore della relazione e responsabile unico del blog "foggiacicala"
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